Elba Fishing Blog
Pesca sportiva in mare e in acqua dolce. Tecniche, attrezzature, esperienze.

Legering: lo swimfeeder (feeder fishing)

Tem­po di let­tura: 10 minu­ti

Il ter­mine Swim­feed­er indi­ca gener­i­ca­mente il pas­tu­ra­tore. I pri­mi pas­tu­ra­tori furono real­iz­za­ti con ogget­ti vari, adat­tan­do ad esem­pio dei sem­pli­ci bigo­di­ni o dei con­teni­tori per rulli­ni fotografi­ci. Da questi pro­totipi si sono poi svilup­pati i mod­erni feed­ers giun­gen­do oggi ad uno spet­tro di tipolo­gie decisa­mente ampio con mod­el­li tec­no­logi­ca­mente molto avan­za­ti.
La fun­zione del feed­er è quel­la di portare la pas­tu­ra esat­ta­mente nel­la zona di pesca quale che sia la dis­tan­za o la pro­fon­dità su cui ci si tro­va ad oper­are. I van­tag­gi di questo approc­cio sono enor­mi esten­den­do la pesca a leg­ering oltre i lim­i­ti di quel­la vista a straight lead pur se esiste comunque qualche vin­co­lo. Il prin­ci­pale è la neces­sità di lan­ci con­tinui in quan­to il riforn­i­men­to di pas­tu­ra non è indipen­dente dal­la pre­sen­tazione dell’esca. Ne viene che la pesca a feed­er è estrema­mente dinam­i­ca con tem­pi di per­ma­nen­za dell’esca in acqua legati ai tem­pi di svuo­ta­men­to del feed­er, in media cinque minu­ti e qua­si mai oltre i dieci.

Alcu­ni feed­ers (pas­tu­ra­tori) uti­liz­za­ti nel­la pesca a leg­ering.

feeders

Un pasturatore per ogni esigenza

Pas­tu­ra­tori pic­coli quan­do si deb­bano veico­lare quan­tità ridotte di pas­tu­ra e di gran­di dimen­sioni per la creazione del fon­do. Nel mez­zo quel­li di taglia media adat­ti per la mag­gior parte delle ses­sioni già avvi­ate. Rego­lare la quan­tità di pas­tu­ra introdot­ta nel­la zona di pesca richiede dunque l’uso di pas­tu­ra­tori di diver­sa capac­ità e mai il feed­erista si pre­sen­ta sul­lo spot con una scelta lim­i­ta­ta. Lo stes­so vale per il peso, cui sono legati aspet­ti come la dis­tan­za di lan­cio, la tenu­ta in cor­rente e la pro­fon­dità del­la zona di pesca. Tan­t’è che noterete come per uno stes­so vol­ume o capac­ità (quan­tità di pas­tu­ra veico­la­bile) vi siano mod­el­li di peso diver­so. Tro­ver­e­mo quin­di pas­tu­ra­tori large leg­geris­si­mi come anche small di notev­ole peso. A sec­on­da del­la pas­tu­ra poi è richiesto l’utilizzo di feed­ers speci­fi­ci: block-end  se si uti­liz­zano bigat­ti­ni, cast­ers e pic­cole par­ti­celle, cage e open-end se si usano sfar­i­nati (ground-bait) ed ele­men­ti vari (mais, pel­let, ecc.). Ci sono poi i pas­tu­ra­tori “spe­cial­is­ti­ci” cioè quel­li ded­i­cati a tec­niche speci­fiche come i method ed i pel­let feed­ers.

Meno semplice di quanto possa sembrare

C’è chi sostiene che la pesca a feed­er sia più sem­plice di quel­la al colpo. Ovvi­a­mente non è così o almeno ques­ta non è la mia opin­ione. Se avete let­to la serie di arti­coli che pre­ce­dono quel­lo attuale vi ren­derete con­to che i fat­tori in gio­co sono moltepli­ci. Non si trat­ta di real­iz­zare una mon­tatu­ra e lan­cia­re un feed­er pieno di pas­tu­ra. Chi fa così in realtà pesca a casac­cio e buon per lui se prende qualche pesce, per­ché mag­a­ri fre­quen­ta uno spot par­ti­co­lar­mente favorev­ole, rel­a­ti­va­mente facile, nel­la sta­gione migliore e via dicen­do.
Mas­simiz­zare i risul­tati richiede stu­dio e conoscen­za, come in ogni altra dis­ci­plina. La can­na gius­ta con il quiver gius­to, il filo, la pas­tu­ra, i feed­ers più adat­ti, la quan­tità e il rit­mo, la let­tura del­lo spot e la com­pren­sione delle sue carat­ter­is­tiche pecu­liari. La lista sarebbe vir­tual­mente infini­ta ed ogni fat­tore in gio­co ha impor­tan­za ril­e­vante con un mar­gine di errore min­i­mo.
Al feed­erista esper­to viene tut­to nat­u­rale e qua­si non fa caso ai mille accorg­i­men­ti che mette in cam­po ma se gli chiedete di scriver­lo, sen­za tralas­cia­re nul­la, vi rispon­derà che tem­po e spazio non sono suf­fi­ci­en­ti, che c’è trop­po da dire. A tal propos­i­to ricor­do un giorno la con­ver­sazione con un garista in negozio men­tre atten­de­va­mo di essere servi­ti. Dopo qua­si un’ora (e non so quan­ti cli­en­ti che ci era­no pas­sati avan­ti) sem­bra­va di non esser­ci det­ti qua­si nul­la tan­to era rimas­to da affrontare.
Al pesca­tore sporti­vo non ago­nista dif­fi­cil­mente è richiesto un tale liv­el­lo di atten­zione ma nel mez­zo c’è comunque una notev­ole dose di cose da sapere che non las­cia spazio all’ap­prossi­mazione.

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Principali tipologie di pasturatore

Per iniziare farei una dis­tinzione tra clas­si­ci e spe­cial­is­ti­ci, cioè con carat­ter­is­tiche par­ti­co­lari che li ren­dono par­ti­co­lar­mente idonei ad uno scopo ben pre­ciso. Ne rimar­rà fuori qual­cuno, gius­to antic­i­par­lo, ma già quel­li che pre­sen­ter­e­mo sono suf­fi­ci­en­ti.

Block-end: clas­si­co pas­tu­ra­tore chiu­so da bigat­ti­no. Uti­liz­z­abile anche con gli sfar­i­nati poco inu­midi­ti.

Feeder block-end

I pas­tu­ra­tori block-end (con i poli chiusi) sono forse i più conosciu­ti ed uti­liz­za­ti anche in mare. La fuor­us­ci­ta del­la pas­tu­ra, tipi­ca­mente il bigat­ti­no vivo (sfu­so, incol­la­to o in mix con una mod­es­ta quan­tità di sfar­i­na­to) avviene attra­ver­so i numerosi fori. Ne esistono varie tipolo­gie. Quel­li a for­ma di saponet­ta, schi­ac­ciati, han­no una minor aero­d­i­nam­i­ca ma una eccezionale tenu­ta del fon­do in caso di cor­rente. Le forme più cilin­driche pre­sen­tano invece un’aerodinamica supe­ri­ore ma molto dipende anche dal­la posizione del piom­bo, con i mod­el­li a long cast­ing dotati di piom­bo polare e mod­el­li inter­me­di dotati di piom­bo lat­erale. Questi ulti­mi com­bi­nano una notev­ole lan­cia­bil­ità con un buon gra­do anche di tenu­ta del fon­do.

Open-end: clas­si­co pas­tu­ra­tore aper­to ai poli. Si uti­liz­za per gli sfar­i­nati inu­midi­ti in maniera adegua­ta o per veico­lare ele­men­ti sfusi tra due tap­pi di pas­tu­ra.
Cage feed­er: clas­si­co pas­tu­ra­tore di tipo open-end a gab­bia. Rispet­to ai clas­si­ci open-end pre­sen­ta un tem­po di idratazione del­la pas­tu­ra molto rapi­do.

Feeder cage e open-end

I pas­tu­ra­tori aper­ti ai poli ven­gono defin­i­ti open-end o ground-bait feed­ers. Si dis­tin­guono tra chiusi e a gab­bia (cage feed­er). Des­ti­nati a veico­lare sfar­i­nati e altri ele­men­ti (a sand­wich tra due tap­pi di pas­tu­ra) pos­sono avere un pro­fi­lo ret­tan­go­lare o roton­do ed aper­ture vari­abili in numero e dimen­sioni. Tan­to mag­giore è la super­fi­cie aper­ta, tan­to più velo­ce­mente il con­tenu­to si idra­ta e fuori­esce. I clas­si­ci cage feed­er sono per lo più pas­tu­ra­tori da acque ferme, molto lente e di poca pro­fon­dità. Gli open-end chiusi lat­eral­mente, con poche aper­ture, si idratano più lenta­mente e a sec­on­da del­la com­pres­sione eserci­ta­ta sul­la pas­tu­ra (oltre che al suo gra­do di bag­natu­ra) pos­sono per­me­t­tere di affrontare fon­dali più pro­fon­di e cor­ren­ti più sostenute. Un tipo par­ti­co­lare di open-end sono i riv­er feed­ers, con un pro­fi­lo non cilidri­co ma più schi­ac­cia­to, qua­si trape­zoidale a base molto larga. Sono tipi­ca­mente degli open-end da forte cor­rente data la loro capac­ità di anco­rar­si sul fon­dale e la pres­soché nul­la ten­den­za al roto­la­men­to.

Win­dow feeder: pas­tu­ra­tore a fines­tra, di soli­to con piom­bo basale e quin­di da long range. Può essere uti­liz­za­to come block-end se la fines­tra e richi­udi­bile.

Window feeders

I pas­tu­ra­tori dotati di una sola aper­tu­ra pos­so essere del tipo a fines­tra (win­dow feed­ers) oppure a cupo­la (o a cam­pana). In alcu­ni win­dow feed­er la fines­tra può essere chiusa e in questo caso, gra­zie alla pre­sen­za dei soli fori, sono in prat­i­ca assim­i­l­abili a dei block-end. Pre­sen­tano tut­ti una for­ma alta­mente aero­d­i­nam­i­ca ed un piom­bo polare il che li rende par­ti­co­lar­mente indi­cati nel­la pesca a lun­ga dis­tan­za con­sen­ten­do lan­ci molto pre­cisi. Va nota­to che il piom­bo polare favorisce anche un posizion­a­men­to sul fon­do ten­dente al ver­ti­cale ed una rap­i­da risali­ta durante il recu­pero con­sen­ten­do di uti­liz­zarli su fon­dali insidiosi e a ris­chio di incaglio. Non sono feed­ers da uti­liz­zare in cor­rente in quan­to la tenu­ta del fon­do non è eccezionale. Il cari­ca­men­to è rapi­do anche con una mano sola e pos­sono ospitare sia bigat­ti­ni sfusi (mod­el­li con fines­tra richi­udi­bile) che sfar­i­nati, da soli o in mix con altri ele­men­ti (ver­mi tagliati, pic­coli pel­lets, cast­ers, ecc.). Il piom­bo polare fa si che l’affondamento sia abbas­tan­za “lin­eare” con poca dis­per­sione del­la pas­tu­ra dato che gran parte del­la super­fi­cie del pas­tu­ra­tore è cop­er­ta (ad eccezione del­la fines­tra ovvi­a­mente) il che li rende otti­mi pas­tu­ra­tori per fon­dali di una cer­ta pro­fon­dità.
domed feed­ers (a cupo­la o a cam­pana, non in foto) pre­sen­tano carat­ter­is­tiche comu­ni a vari tipi di pas­tu­ra­tori. Se non fos­se per il polo supe­ri­ore chiu­so potreb­bero essere degli open-end, se invece non fos­se per l’attacco deriva­to somigliereb­bero a dei pellet/sticky feed­ers. Ne viene che per quan­to con­cerne il con­tenu­to, le tipolo­gie di pas­tu­ra che vi si pos­sono cari­care, lo spet­to è ampio e rap­p­re­sen­ta­to dal­la som­ma di tutte quelle uti­liz­z­abili negli altri due mod­el­li. Il cari­ca­men­to con una mano sola è molto sem­plice e asso­cian­do questo aspet­to ad una disc­re­ta rapid­ità con cui il con­tenu­to viene rilas­ci­a­to una vol­ta in acqua, questi feed­er risul­tano otti­mi per una pesca molto dinam­i­ca ed in veloc­ità. Da uti­liz­zare per lo più in acque ferme o lente.

Method-feed­er: pas­tu­ra­tori com­ple­ta­mente aper­ti da sfar­i­nati o pic­coli pel­let com­pres­si di soli­to tramite uno stam­po.
Pel­let-feed­er: pas­tu­ra­tori da pic­coli pel­let o bigat­ti­ni incol­lati, da soli o in mix con sfar­i­nati a for­mare un tap­po super­fi­ciale.

Pellet e method feeder

Pas­tu­ra­tori di tipo spe­cial­is­ti­co sono sicu­ra­mente i method ed il pel­let feed­ers. Men­tre infat­ti tut­ti gli altri pas­tu­ra­tori pos­so con­di­videre lo stes­so tipo di mon­tatu­ra i method e i pel­let sono tipi­ca­mente inline e si avval­go­no di rig a ter­mi­nale molto cor­to. L’approccio è sim­i­le e con­siste sostanzial­mente nel nascon­dere l’esca den­tro la pas­tu­ra in modo tale che fuori­esca con ques­ta non appe­na il feed­er giunge sul fon­do e il con­tenu­to si idra­ta. Un approc­cio che richiede acque ferme o molto lente altri­men­ti la pas­tu­ra viene por­ta­ta via dal­la cor­rente e l’amo innesca­to rimane iso­la­to.

Montature

Cer­can­do di sem­pli­fi­care il dis­cor­so e riman­dan­do i det­tagli e appro­fondi­men­ti (nonché vari­anti, con­sigli e par­ti­co­lar­ità) ai prossi­mi arti­coli si può dire che tut­ti i pas­tu­ra­tori derivati (quel­li cioè dotati di attac­co api­cale) pos­sono essere uti­liz­za­ti nelle due clas­siche mon­tature da leg­ering: run­ning rig e pater­nos­ter.

Schema sem­pli­fi­ca­to di un run­ning rig.

Running rig semplice

Il free run­ning rig è la mon­tatu­ra scor­rev­ole per eccel­len­za e la più uti­liz­za­ta in asso­lu­to per almeno tre ragioni: sem­plic­ità costrut­ti­va, effi­ca­cia e sal­va­guardia del pesce. Riguar­do al pri­mo e al sec­on­do pun­to lo schema che vi ho dis­eg­na­to riduce il rig ai min­i­mi ter­mi­ni. Vedremo più avan­ti che esistono diverse vari­anti di run­ning rig e tra queste alcune che com­pren­dono ele­men­ti aggiun­tivi come ad esem­pio la pre­sen­za di un set­tore anti­tan­gle (anti­groviglio). Sen­za com­pli­care il dis­cor­so in ques­ta fase intro­dut­ti­va mi sen­to di assi­cu­rare che anche ques­ta ver­sione sem­pli­fi­ca­ta (che poi è quel­la stor­i­ca, tradizionale) rende benis­si­mo nel­la mag­gior parte delle cir­costanze.
Come sis­tema di stop potete uti­liz­zare un paio di stop­per in gom­ma (uno solo è di soli­to insuf­fi­ciente) oppure un palli­no di piom­bo ten­ero. Quan­to alla giun­zione con il ter­mi­nale il loop to loop (sola-aso­la) ha il van­tag­gio di man­tenere la con­nes­sione leg­gera ed è preferi­bile nel caso si desideri spostare il sis­tema di stop più a monte, di fat­to allun­gan­do il set­tore ter­mi­nale. Se invece si prevede di cam­biare spes­so il ter­mi­nale (fre­quen­ti abra­sioni oppure disponi­bil­ità di ter­mi­nali a diver­sa lunghez­za) è più como­do uti­liz­zare uno sgan­cio rapi­do.
L’aspet­to rel­a­ti­vo alla sal­va­guardia del pesce è lega­to alla natu­ra lib­era­mente scor­rev­ole (free run­ning) del­la mon­tatu­ra: in caso di incaglio del feed­er e rot­tura del­la lenza il pesce può lib­er­ar­si dal peso del pas­tu­ra­tore ed avere così più chances di soprav­viven­za.

Schema di un pater­nos­ter con rap­por­to set­tori 1:2:3

Feeder paternoster

Il Pater­nos­ter è innanz­i­tut­to una mon­tatu­ra fis­sa e teori­ca­mente di tipo “bolt” o aut­o­fer­rante. In realtà ques­ta carat­ter­is­ti­ca dipende dal peso uti­liz­za­to e dal­la lunghez­za dei set­tori, moti­vo per il quale pos­si­amo dire che lo sia in caso di pesca in cor­rente (brac­ci­oli ste­si e feed­er di peso impor­tante) ma non in con­dizioni di cal­ma e uti­liz­zan­do pas­tu­ra­tori leg­geri.
È una mon­tatu­ra che in con­dizioni stan­dard risul­ta par­ti­co­lar­mente sen­si­bile. Il moti­vo risiede nel fat­to che il brac­ci­o­lo di col­lega­men­to al ter­mi­nale si tro­va a monte rispet­to al feed­er e quin­di ogni trazione si trasmette alla can­na (movi­men­to del quiver) pri­ma che il pesce pos­sa avver­tire la resisten­za offer­ta dal pas­tu­ra­tore. Anche qui occorre tut­tavia sot­to­lin­eare come ques­ta sen­si­bil­ità sia in realtà fun­zione del­la lunghez­za del set­tore di col­lega­men­to al feed­er: se il set­tore è molto cor­to la sen­si­bil­ità si riduce fino ad scom­par­ire.
È infine una mon­tatu­ra più com­p­lessa da real­iz­zare rispet­to al run­ning rig e con un ele­va­to numero di vari­anti. Vi accen­no qui breve­mente uno dei sis­te­mi più sem­pli­ci in asso­lu­to e riman­do ai prossi­mi arti­coli per gli appro­fondi­men­ti.
In pri­mo luo­go bisogna man­tenere i rap­por­ti così che tutte le carat­ter­is­tiche vengano man­tenute. Il rap­por­to clas­si­co è 1:2:3 (si ricor­da più che bene) il che sig­nifi­ca che il set­tore di col­lega­men­to al feed­er è l’u­nità di misura (1), che il brac­ci­o­lo di col­lega­men­to al ter­mi­nale deve essere lun­go il doppio (2) e che il ter­mi­nale deve ess­er lun­go il trip­lo (3). Facen­do un esem­pio, se il set­tore di col­lega­men­to al feed­er è 15 cm, il brac­ci­o­lo sarà lun­go 30 cm ed il ter­mi­nale 45 cm. Det­to questo, qual’è il meto­do più sem­plice per real­iz­zar­lo?
Il mio parere è che il meto­do più sem­plice e veloce è quel­lo del­l’a­so­la con ampia ecce­den­za.
Sul­la lenza madre si real­iz­za un’aso­la clas­si­ca in modo che ques­ta mis­uri 15 cm e che l’ecce­den­za (il capo rimas­to libero) sia lun­ga cir­ca 35 cm. L’a­so­la viene chiusa con il clas­si­co nodo a otto. Sul capo rimas­to libero si crea una nuo­va aso­la, più pic­co­la, per la giun­zione loop to loop con il ter­mi­nale.
Abbi­amo in prat­i­ca ter­mi­na­to. Sul­l’a­so­la di 15 cm, che è il set­tore di col­lega­men­to al feed­er, col­leghi­amo una girella con moschet­tone tramite un loop to loop (aso­la-occhiel­lo) e quin­di il feed­er. All’a­so­la pic­co­la col­legher­e­mo il ter­mi­nale (in questo caso di 45 cm).

Feeder Paternoster

Anco­ra una vol­ta per la giun­zione con il ter­mi­nale sug­gerisco il sis­tema aso­la-aso­la ed il moti­vo è il soli­to: leg­gerez­za. Un con­net­tore (girella o sgan­cio rapi­do) andrebbe ad appe­san­tire il set­tore osta­colan­done la mobil­ità, specie in cor­rente e in caso di esche molto leg­gere come il bigat­ti­no.

Schema sem­pli­fi­ca­to di una mon­tatu­ra inline da pellet/method feed­er

Montatura inline pellet method

Chi­u­di­amo con i pas­tu­ra­tori inline, tipi­ca­mente i method e pel­let feed­ers (oltre a ver­sioni di open-end e block-end) che con­di­vi­dono tut­ti la medes­i­ma mon­tatu­ra in lin­ea e l’uso di ter­mi­nali cor­ti. Sono cioè des­ti­nati ad una pesca, indipen­den­te­mente dal­la dis­tan­za, che si svolge in stret­tis­si­mo rap­por­to con la pas­tu­ra e dunque obbli­ga­to­ri­a­mente in acque ferme.
Di soli­to questi pas­tu­ra­tori sono bloc­cati, nel sen­so che il ter­mi­nale si col­le­ga ad un sis­tema (girella, sgan­cio rapi­do) che si incas­tra nel pas­tu­ra­tore. Non è una cat­ti­va idea ren­der­li scor­revoli per le ragioni esposte pri­ma cir­ca la sal­va­guardia del pesce in caso di incaglio. La mobil­ità in lenza può tut­tavia, in cer­ti casi, com­pro­met­tere il posizion­a­men­to del­l’esca che potrebbe sfi­lar­si dal­la sua posizione (inclusa nel­la pas­tu­ra). Bas­ta comunque aver cura nel col­lo­ca­men­to e nel­la com­pres­sione del­la pas­tu­ra per evi­tar­lo.

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