Elba Fishing Blog
Pesca sportiva in mare e in acqua dolce. Tecniche, attrezzature, esperienze.

Le basi della pesca a feeder in mare

Tem­po di let­tura: 13 minu­ti

Pri­ma di iniziare con un arti­co­lo sicu­ra­mente impeg­na­ti­vo è impor­tante sin da subito evitare ogni pos­si­bile con­fu­sione tra la pesca a feed­er e la gener­i­ca pesca a fon­do con il pas­tu­ra­tore: la pri­ma ha i suoi prin­cipi, ben cod­i­fi­cati, la sec­on­da no. La pesca a leg­ering in mare è poi essen­zial­mente una pesca in acqua fer­ma, inten­den­do cioè che si è in assen­za di una cor­rente chiara­mente indi­vidu­a­bile e con le carat­ter­is­tiche di quel­la che si tro­va spes­so in fiume e nel trat­to di foce. Sono tollerati ovvi­a­mente un cer­to gra­do (ridot­to) di onda, una min­i­ma tur­bolen­za o una debole cor­rente di fon­do ma, in gen­erale, si può par­lare di “cal­ma”. Trat­tan­dosi di una dis­ci­plina che pun­ta molto su pre­ci­sione e sen­si­bil­ità non è adat­ta a mare for­ma­to e for­ti tur­bolen­ze che da un lato com­pro­met­tereb­bero la let­tura delle man­giate sul quiver e dal­l’al­tro impedi­reb­bero di pas­tu­rare e pre­sentare l’esca in pas­tu­ra come si deve.

Attrezzatura e cura

Non vi sono par­ti­co­lari dif­feren­ze tra le attrez­za­ture che uti­lizzi­amo in acqua dolce e quelle che dedichi­amo alla pesca in mare e rimane sostanzial­mente vali­do quan­to abbi­amo già scrit­to nel­l’arti­co­lo ded­i­ca­to. La scelta del­la can­na e del mulinel­lo dipen­dono dal tipo di pesca che inten­di­amo fare e dal tipo di spot, seguen­do sem­pre le regole gen­er­ali che riguardano il tipo di approc­cio (light, medi­um, heavy), la dis­tan­za (short, medi­um, long range) e l’al­tez­za del­la riva rispet­to al liv­el­lo del mare (bas­sa o alta).
Par­lan­do di acqua sala­ta va accen­na­to innanz­i­tut­to alla cura delle attrez­za­ture in quan­to la vera dif­feren­za tra mare e acqua dolce sta nel­l’ag­gres­sione del­la salse­dine. A riguar­do riten­go che la scelta di una can­na e di un mulinel­lo devono ten­er con­to pri­ma di tut­to delle carat­ter­is­tiche intrin­seche piut­tosto che del­la par­ti­co­lare resisten­za offer­ta agli stress ambi­en­tali. In altre parole non esistono a mio modo di vedere canne e mulinel­li speci­fi­ci per il mare finché ne avete cura. Pesco da anni in acqua sala­ta con attrez­za­ture stu­di­ate per il feed­er in acqua dolce e non v’è trac­cia di ossi­dazioni e cor­ro­sioni ed il moti­vo è sem­pli­cis­si­mo: le pulis­co e le pro­teggo. E state cer­ti che se non lo fate alla lun­ga cedono anche quelle come prog­et­tate per il salt­wa­ter.

I prin­ci­pali prodot­ti uti­liz­za­ti per la cura e la manuten­zione delle attrez­za­ture.

Prodotti chimici cura e manutenzione

La cura ordi­nar­ia prevede sem­pli­ci oper­azioni di pulizia ed uti­liz­zo di prodot­ti non aggres­sivi, quali tipi­ca­mente l’o­lio sil­i­con­i­co e quel­lo di vasel­li­na. Prodot­ti come il CRC 6–66 (marine) o il WD-40 (mul­ti­fun­zione) andreb­bero uti­liz­za­ti solo in caso siano pre­sen­ti seg­ni di inizia­ta ossidazione/corrosione su par­ti metal­liche esposte. Il fine è infat­ti quel­lo di elim­inare lo sporco e la salse­dine e pro­teggere dal­l’u­mid­ità, even­tual­mente arre­stando pro­ces­si ossida­tivi ed impe­den­done lo svilup­po. Sem­pre sen­za esager­are.
I residui di sporco van­no pri­ma rimossi con un pen­nel­lo ed uno stuzzi­ca­den­ti in leg­no. Non uti­liz­zare aria com­pres­sa poiché vi è il ris­chio che lo sporco si insinui più in pro­fon­dità.

Pulizia mulinello

Rimosso lo sporco (pol­vere, granel­li di sab­bia, residui di pas­tu­ra) si trat­ta sem­plice­mente di “lavare” il mulinel­lo, come gli anel­li delle canne ed il man­i­co in sug­hero con un pan­no in microfi­bra inu­mid­i­to d’ac­qua. Gli anel­li si pos­sono sci­ac­quare anche con un get­to d’ac­qua ma per il mulinel­lo è più sicuro uti­liz­zare il solo pan­no.

Pulizia mulinello
Pulizia canna

La vasel­li­na tec­ni­ca si appli­ca sul rulli­no guidafi­lo del mulinel­lo il quale poi viene fat­to ruotare con lo stuzzi­ca­den­ti così che il lubri­f­i­cante pen­etri in pro­fon­dità e si pos­sa ver­i­fi­care la per­fet­ta rotazione. Una spruz­zati­na leg­gera va anche sul­la ruo­ta den­ta­ta e la parte supe­ri­ore del­l’al­bero.

Pulizia mulinello

Il resto è sil­i­cone spray che risul­ta alta­mente pro­tet­ti­vo ma unge molto meno. Viene spruz­za­to all’in­ter­no del­la bobi­na, sulle parte metal­liche esterne del mulinel­lo (es. viti, manovel­la e suoi ruo­tis­mi) e sug­li anel­li del­la can­na. Ne bas­ta pochissi­mo ed un ecces­so può essere rimosso con del­la comune car­ta da cuci­na. Il sil­i­cone spray può essere uti­liz­za­to anche sul man­i­co in sug­hero del­la can­na ma gius­to una vol­ta ogni tan­to, di soli­to una o due volte a sta­gione.

Pulizia mulinello
Pulizia canna

La pulizia con il pan­no inu­mid­i­to andrebbe effet­tua­ta dopo ogni usci­ta in mare. Sil­i­cone e vasel­li­na andreb­bero fat­ti seguire alla pulizia cir­ca ogni quat­tro pescate. Questo assi­cu­ra un’ot­ti­ma pro­tezione sen­za ecces­si di lubrificanti/protettivi ed è vera­mente dif­fi­cile che si pre­sen­ti qualche for­ma di ossidazione/corrosione. Se dovesse comunque cap­itare, dopo la pulizia gen­erale si può appli­care sulle par­ti esposte un prodot­to più aggres­si­vo come il CRC 6–66 o il WD-40. Per­sonal­mente preferisco uti­liz­zare un pen­nelli­no imbe­vu­to nel prodot­to piut­tosto che spruz­zar­lo (in modo da lim­i­tarne l’ap­pli­cazione alla sola parte inter­es­sa­ta).

Spot e fondali

Nonos­tante la grande vari­abil­ità delle nos­tre coste e la tipic­ità di ogni spot cias­cuno può essere inquadra­to sec­on­do uno schema rel­a­ti­va­mente sem­plice che sug­gerisce poi le scelte tec­niche più appro­pri­ate.

  1. Altez­za del­la riva: quan­to vi trovate in alto rispet­to alla super­fi­cie del­l’ac­qua con­diziona la scelta del­la can­na poiché in gen­erale tan­to più alta è la riva tan­to più lun­ga dovrà essere appun­to la can­na.
  2. Pro­fon­dità del­l’ac­qua: A sec­on­da del­la pro­fon­dità si uti­liz­zano pas­tu­ra­tori di peso diver­so (anche tipolo­gia, ma è un altro dis­cor­so). In acqua molto bas­sa i feed­er devono essere molto leg­geri ed una can­na trop­po potente non riesce a lan­cia­r­li agevol­mente. In acqua pro­fon­da si uti­liz­zano feed­er più pesan­ti e chiara­mente la can­na deve poter­li gestire sen­za sforzi.
  3. Rag­gio di azione: qui ci si riferisce alla dis­tan­za da riva. In genere per la cor­ta dis­tan­za si preferiscono canne corte e per il long range canne più lunghe. Varia anche la taglia dei mulinel­li ovvi­a­mente.

Chi è all’inizio o ha un bud­get lim­i­ta­to o anche pesca a legering/feeder saltu­ar­i­a­mente di soli­to possiede una sola can­na. In questo caso la soluzione migliore è la via di mez­zo: 12 pie­di medi­um. Il che sig­nifi­ca una can­na da cir­ca 3.60 m con un cast­ing mas­si­mo di 90 gram­mi e tre quiver nel range 1–3 once (oz). Can­na che si abbina ad un mulinel­lo di taglia 4000 imbobi­na­to con un filo da 8 lb (0.21–0.22). Queste sono canne che con­sentono un’ampia gam­ma di approc­ci in mare e più o meno riescono a coprire un po’ tutte le neces­sità pur pre­sen­tan­do alcu­ni lim­i­ti agli estre­mi (feed­er molto leg­gero sul­la cor­ta dis­tan­za e feed­er medio-pesante sul­la lun­ga).

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Caso uno: acqua e riva basse

Spot che in mare sono un po’ par­ti­co­lari. In genere si trat­ta di pic­cole spi­agge o scogliere basse adi­a­cen­ti che si affac­ciano su fon­dali misti rel­a­ti­va­mente poco pro­fon­di (mas­si­mo 2 metri). Anche la pesca poco oltre il gradi­no di risac­ca di certe spi­agge rien­tra in ques­ta cat­e­go­ria. Non sti­amo ad elen­care tutte le pos­si­bil­ità ma il con­testo è ben descrit­to da due con­dizioni carat­ter­is­tiche:

  • Ci pos­si­amo posizionare in riva al mare e più o meno allo stes­so liv­el­lo (non trop­po rialza­ti)
  • Pre­sen­za di pesce nel­la medio-cor­ta dis­tan­za (non oltre i 50 metri)

Le canne ide­ali sono le maneggevoli 11 pie­di (cir­ca 3,30 m) abbinate a mulinel­li leg­geri (3000 o 4000 a bobi­na non par­ti­co­lar­mente grande) car­i­cati con un filo sulle 7 lb (0.20–0.215 mm). Si mon­tano quiver da 1 e 1,5 oz. Quan­do si pesca così leg­geri è richi­es­ta una con­dizione di cal­ma poiché un ven­to ecces­si­vo o un po’ d’on­da o risac­ca provo­cano prob­le­mi di let­tura delle man­giate (movi­men­ti indesiderati del quiver).
L’ap­proc­cio clas­si­co prevede la real­iz­zazione di un fon­do di pas­tu­ra su un area di cir­ca quat­tro metri qua­drati tramite pas­tu­ra­tori leg­geri ma di medie dimen­sioni. Dopo la real­iz­zazione del fon­do si pas­sa a feed­er più pic­coli (che sul bas­so fon­dale provo­cano meno dis­tur­bo).

Riva bas­sa adi­a­cente ad una pic­co­la spi­ag­gia di bas­so fon­dale. Anche a diverse decine di metri da riva la pro­fon­dità è ridot­ta. Le carat­ter­is­tiche del fon­dale e del­la zona (umi­da) fan­no di questo spot l’habi­tat ide­ale per spigole e orate.

Mola riva bassa

Caso due: acqua e riva alte

Spot più clas­si­ci e numerosi. Sono le scogliere che si affac­ciano su pro­fon­dità supe­ri­ori ai tre metri come anche le ban­chine di por­ti. Anche qui non sti­amo a fare l’e­len­co ma rias­sum­i­amo il con­testo carat­ter­is­ti­co:

  • Ci si posiziona in posizione rialza­ta rispet­to alla super­fi­cie mare.
  • Pre­sen­za di pesce nel­la medio-cor­ta dis­tan­za (com­pre­so l’im­me­di­a­to sot­to riva).

Qui occorre portare con pre­ci­sione la pas­tu­ra velo­ce­mente sul fon­do. Trovan­do­ci in posizione rialza­ta sono più utili canne lunghe, del­l’or­dine dei 12–13 pie­di cui si abbinano mulinel­li di taglia 4000 con lenze madri fino alle 8 lb (0.22 mm). I quiver van­no da 1 a 2 oz e i pas­tu­ra­tori sono di peso medio-leg­gero e tan­to più chiusi quan­to mag­giore è la pro­fon­dità (per evitare trop­pa dis­per­sione in cala­ta). Se si pesca con gli sfar­i­nati (groun­bait) le gab­bie las­ciano il pos­to agli open-end superati i tre metri, se si pesca con il bigat­ti­no si uti­liz­zano i clas­si­ci block-end, even­tual­mente con qualche pas­sa­ta di nas­tro isolante sui fori lat­er­ali se c’è una cer­ta pro­fon­dità.

La scogliera nat­u­rale che si affac­cia su fon­dali di disc­re­ta pro­fon­dità è il tipi­co spot da spari­di, in par­ti­co­lare saraghi e occhi­ate. Anche l’o­ra­ta è una pre­da fre­quente, specie se vi sono aree di fon­dale mis­to.

Scogliera alta

Caso tre: media e lunga distanza

Qui non sti­amo tan­to a vedere se la riva è bas­sa o alta in quan­to il fat­tore da pren­dere in con­sid­er­azione è la dis­tan­za di lan­cio (supe­ri­ore ai 50 metri) e ciò impone una can­na lun­ga, da 13 pie­di, con una buona schiena ed un mulinel­lo dal­la bobi­na grande e con disc­re­ta capac­ità, quale un 5000. I quiver da montare in mare van­no dalle 2 alle 3 once (oz). Nel­la pesca su dis­tanze molto lunghe in bobi­na oggi si preferisce il trec­cia­to in quan­to garan­tisce rapid­ità di trasmis­sione net­ta­mente supe­ri­ore al nylon e diametro molto sot­tile rispet­to al cari­co di rot­tura, cosa che chiara­mente facili­ta il lan­cio e con­sente di guadagnare metri.

Trec­cia­to in bobi­na. Il diametro sot­tile garan­tisce lan­ci lunghi anche con feed­er di peso medio men­tre l’assen­za di elas­tic­ità facili­ta la trasmis­sione delle man­giate al quiver pur su dis­tanze molto lunghe.

Trecciato long distance

Ovvi­a­mente va inser­i­to uno shock leader in nylon pari ad almeno due volte la can­na (quin­di min­i­mo 8 m). Più che “shock” lo definirei solo “leader” dato che la sua fun­zione non è tan­to quel­la di assor­bire lo shock del lan­cio ma di con­ferire elas­tic­ità in fase di com­bat­ti­men­to con la pre­da e addirit­tura rap­p­re­sentare un seg­men­to più incline a romper­si in caso di incaglio o abra­sione su strut­ture pro­fonde. Quin­di nel feed­er in long dis­tance non è il caso di esager­are col diametro del leader (uno 0.25 mm si può con­sid­er­are un diametro mas­si­mo) anche per­ché il lan­cio, se ben fat­to, con­sente di rag­giun­gere dis­tanze con­sid­erevoli sen­za par­ti­co­lare stress viste sia le carat­ter­is­tiche del­la can­na che il filo sot­tile in bobi­na (il trec­cia­to gen­eral­mente del­lo 0.10 o mas­si­mo 0.12 mm).

Nodo Alber­to per la giun­zione tra trec­cia­to e leader in nylon. Una goc­cia di ciano­acrila­to con­sente di for­mare una per­li­na sul nodo che ne facili­ta lo scor­ri­men­to e lo svol­gi­men­to delle spire di filo durante il lan­cio.

Nodo shock leader trecciato

Per gli stes­si motivi non sono nec­es­sari, sal­vo rare occa­sioni, neanche feed­er di peso esager­a­to (quel­li si usano in fiume per con­trastare le cor­ren­ti, non per lan­cia­re lon­tano). Nel­la pesca in long range il feed­er gius­to è quel­lo che con­sente di rag­giun­gere la dis­tan­za desider­a­ta e di tenere il fon­do con il minor peso pos­si­bile. Vi sono ad oggi diverse tipolo­gie di feed­er che han­no dal­la loro una par­ti­co­lare aero­d­i­nam­ic­ità e qua­si tut­ti pre­sen­tano il piom­bo al polo basale, tal­vol­ta con alette direzion­ali sul cor­po. Questi pas­tu­ra­tori han­no il van­tag­gio di facil­itare il lan­cio e in mare, dove non vi sono cor­ren­ti impor­tan­ti, pre­sen­tano una sta­bil­ità abbas­tan­za buona. Ve ne sono anche altri che pur aven­do il piom­bo lun­go il cor­po garan­tis­cono una lan­cia­bil­ità disc­re­ta ed una sta­bil­ità anco­ra mag­giore. In sostan­za un approc­cio cor­ret­to al long range è frut­to di una gius­ta com­bi­nazione tra feed­er, can­na e filo in bobi­na.

Alcune tipolo­gie di feed­er par­ti­co­lar­mente adat­ti alla pesca a dis­tan­za.

Distance feeders
Distance feeders
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La precisione

Che si trat­ti di mare o acqua dolce il seg­re­to del feed­er è la pas­tu­razione ed una pas­tu­razione è tan­to più effi­cace quan­to più è con­cen­tra­ta in un’area lim­i­ta­ta. Se l’area è trop­po vas­ta si ver­i­fi­ca dis­per­sione sia del­la pas­tu­ra, che quin­di attrae meno per un sem­plice dis­cor­so lega­to al rap­por­to quantità/volume d’ac­qua (o super­fi­cie di fon­dale), sia dei pesci. Più sem­plice­mente occorre lan­cia­re con la mas­si­ma pre­ci­sione pos­si­bile sem­pre nel­lo stes­so pun­to.
I feed­eristi più “avan­za­ti” fan­no uso dei dis­tance stick, in prat­i­ca dei pic­chet­ti che si piantano nel ter­reno a dis­tan­za pre­defini­ta e intorno ai quali viene avvolto il filo in bobi­na fino alla dis­tan­za di lan­cio scelta. Ottenu­ta la misura, il filo viene clip­pa­to in bobi­na e poi riav­volto nel mulinel­lo. Ovvi­a­mente in mare un’­op­er­azione sim­i­le si può svol­gere solo sul­la spi­ag­gia men­tre è impos­si­bile piantare pic­chet­ti sug­li scogli o su una banchi­na. Ne viene che i dis­tance stick non ven­gono prati­ca­mente mai uti­liz­za­ti. Anche il clip­pag­gio del filo in bobi­na può avere i suoi con­tro in caso di parten­ze vio­lente dato che può non essere sem­pli­cis­si­mo lib­er­are il filo per ced­er­lo al pesce. Tra i tan­ti meto­di alter­na­tivi all’u­so del­la clip sul­la bobi­na forse l’anel­lo elas­ti­co è quel­lo che offre il com­pro­mes­so migliore.

Un anel­lo elas­ti­co di 6–10 mm rica­va­to da una cam­era d’aria di bici­clet­ta rap­p­re­sen­ta un otti­mo sis­tema di clip­pag­gio in quan­to con­sente comunque di cedere filo con la frizione.

Precisione feeder clippaccio elastico

Si trat­ta di tagliare un anel­lo di 6–10 mm da una cam­era d’aria di bici­clet­ta e di appli­car­lo sul filo in bobi­na a fine lan­cio. Se abbas­tan­za stret­to la pre­sen­za del­l’anel­lo è suf­fi­ciente a bloc­care il filo durante il lan­cio suc­ces­si­vo (si fis­sa così la dis­tan­za) sen­za tut­tavia provo­carne par­ti­co­lare stress (è di gom­ma) e con­sen­ten­do lo svol­gi­men­to del­lo stes­so durante la rotazione del­la bobi­na (ces­sione del filo con la frizione). Può essere utile abbina­rvi un nodo di stop (come quel­li che si usano nel­la pesca con il gal­leg­giante scor­rev­ole) così in caso che sia sta­to cedu­to del filo durante il com­bat­ti­men­to con il pesce è facile ripo­sizionare l’anel­lo elas­ti­co nel­lo stes­so pun­to di pri­ma.

Il nodo di stop aiu­ta a resettare la dis­tan­za di pesca nel caso sia sta­to con­ces­so del filo al pesce. Al lan­cio suc­ces­si­vo bas­ta infat­ti recu­per­are fino al nodo e appli­care nuo­va­mente l’anel­lo in gom­ma.

Nodo di stop feeder long distance

Montature, esche e pasture

È com­pren­si­bile che un solo para­grafo non pos­sa scen­dere nel det­taglio di un argo­men­to così vas­to quin­di occorre al momen­to lim­i­tar­si solo ad alcune con­sid­er­azioni gen­er­ali. Le mon­tature sono quelle clas­siche del feed­er che abbi­amo già pre­sen­ta­to: run­ning rig e pater­nos­ter.

Schema sem­pli­fi­ca­to di free run­ning rig.

Running rig semplice

In mare le dif­feren­ze tra pater­nos­ter e run­ning rig sono abbas­tan­za atten­u­ate men­tre si fan­no molto più evi­den­ti in cor­rente (fiume e trat­to di foce). Per ques­ta ragione una vol­ta “poten­zi­a­to” il run­ning rig con un set­tore anti­tan­gle (anti­groviglio) se ne può sug­gerire l’u­so in ogni situ­azione, com­pre­sa la pesca in long range.
Vedi­a­mone dunque una vari­ante leg­ger­mente più elab­o­ra­ta. Le carat­ter­is­tiche:

  • Girella con moschet­tone di attac­co al feed­er con anel­lo abbas­tan­za ampio: assi­cu­ra che la lenza pos­sa scor­rere facil­mente.
  • Doppio sis­tema di stop in gom­ma: miglio­ra la fun­zione sal­van­odo e rende il sis­tema di stop meno incline a scivolare in bas­so.
  • Bril­latu­ra anti­tan­gle: clas­si­ca bril­latu­ra del­la lenza madre la cui lunghez­za deve essere almeno due volte quel­la del feed­er.
  • Girella quick change: è inclusa nel­l’a­so­la del­la bril­latu­ra e con­sente di sos­ti­tuire rap­i­da­mente il ter­mi­nale.

Il run­ning rig con bril­latu­ra anti­tan­gle.

Running Rig

Tra gli innu­merevoli approc­ci in mare se ne pos­sono indi­care almeno due molto clas­si­ci: pesca con il bigat­ti­no come esca e pas­tu­ra e la pesca con gli sfar­i­nati (ground­baits). L’ap­proc­cio con il solo bigat­ti­no prevede l’u­so di feed­er di tipo block-end che ven­gono car­i­cati con larve sfuse. Su pro­fon­dità impor­tan­ti si può ral­lentare la fuo­rius­ci­ta delle larve dal pas­tu­ra­tore durante la cala­ta riducen­do il numero di fori (qualche pas­sa­ta di nas­tro isolante intorno al feed­er) oppure ricor­ren­do all’in­col­lag­gio dei bigat­ti­ni. L’esca è ovvi­a­mente il bigat­ti­no che può essere appun­ta­to sin­go­lo, in cop­pia o a ciuf­fet­to.

Feed­ers block-end. A sin­is­tra un mod­el­lo da long range.

Feeder block-end

Il bigat­ti­no è un’esca uni­ver­sale e asso­lu­ta­mente non selet­ti­va. Altro aspet­to da con­sid­er­are è che viene innesca­to su ami di ridotte dimen­sioni e quin­di adat­ti ad ogni tipo di pesce, da quel­lo di taglia mag­giore a quel­lo di taglia molto pic­co­la. Va poi aggiun­to che la rispos­ta alle larve come uni­ca for­ma di pas­tu­ra è in genere più lenta rispet­to agli sfar­i­nati per il sem­plice fat­to che l’at­trazione è preva­len­te­mente visi­va. Questo deve far riflet­tere sul­la pos­si­bil­ità, almeno in inver­no o in pre­sen­za di una lumi­nosità ambi­en­tale forte­mente ridot­ta, di abbina­rlo quan­tomeno nelle fasi iniziali del­la ses­sione ad una pas­tu­razione mista. Ques­ta si può effet­tuare o pas­tu­ran­do pre­ven­ti­va­mente con soli sfar­i­nati tramite feed­er open-end (in prat­i­ca preparan­do un fon­do) oppure intro­ducen­do nel block-end una quo­ta di sfar­i­na­to insieme ai bigat­ti­ni. Poi una vol­ta con­cen­trati i pesci si può pros­eguire con i soli bigat­ti­ni.

Il sara­go mag­giore è una specie con habi­tat vas­to rap­p­re­sen­tan­do per­tan­to una pre­da comune a molte tipolo­gie di spot, dal­la scogliera, alla spi­ag­gia, all’area por­tuale.

Sarago Maggiore

L’ap­proc­cio con i soli sfar­i­nati in pas­tu­ra prevede l’u­so di pas­tu­ra­tori diver­si, gli open-end (pro­pri­a­mente det­ti o a gab­bia). Qui bisogna con­sid­er­are che tan­to più un pas­tu­ra­tore è “aper­to”, tan­to più velo­ce­mente si idra­ta e rilas­cia pas­tu­ra dunque la scelta del feed­er deve tenere in con­sid­er­azione sostanzial­mente la pro­fon­dità di pesca: sui bassi fon­dali si uti­liz­zano i pas­tu­ra­tori a gab­bia (cage feed­ers), su fon­dali pro­fon­di con­viene optare per forme con meno aper­ture lat­er­ali.

Feed­ers open-end con più o meno aper­ture. A destra due clas­si­ci cage-feed­er in met­al­lo e plas­ti­ca.

Open end cage feeder

Esistono centi­na­ia di pas­ture uti­liz­z­abili in mare, com­pre­so un vas­to range di prodot­ti speci­fi­ci per l’ac­qua dolce. Il moti­vo di tale sovrap­po­sizione (vale infat­ti anche l’op­pos­to) sta negli ingre­di­en­ti di base che spes­so sono for­mag­gio, pane e fari­na di pesce o gam­bero. Det­to questo in mare se ne usano essen­zial­mente due: la bian­ca al for­mag­gio e la scu­rafon­do mare” con fari­na di pesce a volte indi­cate come “cefa­lo bian­ca” e “sara­go e ora­ta” (per citarne alcune). Queste pas­ture sono per lo più mesco­late a sec­co in quo­ta del 50% cias­cu­na e poi idratate fino ad ottenere la con­sis­ten­za desider­a­ta. Le esche, quan­do si pesca con gli sfar­i­nati, sono delle più varie. Si pos­sono uti­liz­zare anco­ra i bigat­ti­ni ma in genere si opta per altro. Per­sonal­mente tro­vo gli anel­li­di di scarsa util­ità in quan­to in mare sono sogget­ti ad un con­sumo decisa­mente notev­ole. Dis­cor­so diver­so in foce dove le specie ittiche ten­dono a ridur­si per lo più ai cefali, alle orate e alle spigole e quin­di gli anel­li­di acqui­sis­cono una sor­ta di “speci­ficità d’am­bi­ente”. Altre esche in mare han­no pari effi­ca­cia, sono più eco­nomiche ed han­no mag­gior dura­ta (con­ser­vazione) il che le rende, almeno per me, di gran lun­ga preferi­bili.

L’o­ra­ta ha un habi­tat parzial­mente sovrap­poni­bile a quel­lo del sara­go ma abi­tu­di­ni decisa­mente diverse. Rap­p­re­sen­ta comunque una pre­da molto fre­quente nel­la pesca a feed­er in mare.

Orata feeder

Tra le esche bianche di una cer­ta con­sis­ten­za e par­ti­co­lar­mente ver­sa­tili nel­la real­iz­zazione di un nutri­to numero di inneschi diver­si il pri­mo pos­to spet­ta al man­tel­lo di totano o cala­maro. Più mor­bido ma non meno effi­cace è il pet­to di pol­lo crudo, gra­di­to prati­ca­mente a tutte le specie. Eccezion­ali, almeno per quel­la che è la mia espe­rien­za, sono poi i vari pel­lets alla fari­na di pesce e al krill (pic­coli crosta­cei oceani­ci). Molte altre esche svol­go­no infine un ruo­lo nel­la pesca a feed­er in mare ed avre­mo modo di pren­der­le in con­sid­er­azione più avan­ti focal­iz­zan­do­ci nei det­tagli di ogni sin­go­lo approc­cio.

2 commenti su “Le basi della pesca a feeder in mare”

    • Ciao Reno, gen­eral­mente uso i ter­mi­ni ingle­si lad­dove siano più comu­ni del cor­rispet­ti­vo ital­iano o si riferiscano a prodot­ti d’oltre­man­i­ca che uso o con­siglio. Più o meno mi rego­lo così 😉

      Fran­co

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