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Pesca sportiva in mare e in acqua dolce. Tecniche, attrezzature, esperienze.

Il terminale da feeder: lunghezza, diametro e materiali

Tem­po di let­tura: 10 minu­ti

In ogni mon­tatu­ra, che si trat­ti di pesca a fon­do o al colpo, non c’è set­tore irril­e­vante ma non v’è dub­bio alcuno che il ter­mi­nale rives­ta un ruo­lo da pro­tag­o­nista trat­tan­dosi del­l’ul­ti­ma porzione, quel­la con l’amo, l’esca e in relazione diret­ta con il pesce. Quan­to deve essere lun­go un ter­mi­nale? Meglio il nylon o il flu­o­ro­car­bon? Qual’è il diametro (sarebbe forse meglio par­lare di cari­co di rot­tura) più adat­to? Sono tutte domande molto fre­quen­ti alle quali cercher­e­mo, nel pos­si­bile, di dare rispos­ta focal­iz­zan­do­ci sulle varie specie di pesci, sul loro com­por­ta­men­to, sulle con­dizioni ambi­en­tali e sulle dinamiche delle lenze.

I materiali: nylon, fluorine e fluorocarbon

È cer­to, o quan­tomeno molto prob­a­bile, che già il let­tore conosca le prin­ci­pali dif­feren­ze tra nylon, flu­o­rine e flu­o­ro­car­bon, moti­vo per il quale è forse più oppor­tuno dedi­care spazio al “per­ché” piut­tosto che al “che cosa”. Si è fre­quente­mente mes­so in relazione questi mate­ri­ali cir­ca una delle carat­ter­is­tiche più invi­tan­ti agli occhi del pesca­tore, la rel­a­ti­va “invis­i­bil­ità” dovu­ta al fat­to che il flu­o­ro­car­bon ha un’indice di rifrazione molto prossi­mo a quel­lo del­l’ac­qua (1.37 con­tro 1.33), segui­to dal flu­o­rine (nylon+fluorocarbon quale che sia il meto­do di pro­duzione) e infine dal nylon.
In realtà quel­la del­l’in­vis­i­bil­ità nel­la pesca a feed­er è la ques­tione meno ril­e­vante dato che nel­la mag­gior parte dei casi il ter­mi­nale lavo­ra sdra­ia­to sul fon­do. Quan­do esca e ter­mi­nale pog­giano sul fon­dale un nylon “camo” (mimeti­co) è asso­lu­ta­mente impos­si­bile da per­cepire. Diver­so è il dis­cor­so se si prevede di inter­cettare i pesci anche durante la cala­ta (es. le spigole): in quel caso la rifrazione può gio­care un ruo­lo impor­tante in acque chiare poiché per un cer­to tem­po il ter­mi­nale lavo­ra sospe­so dal fon­do. La carat­ter­is­ti­ca invece più ril­e­vante risul­ta essere la resisten­za all’abra­sione. Più o meno il moti­vo è il soli­to e risiede anco­ra nel­lo stret­to con­tat­to del ter­mi­nale con il fon­do.

Nylon, flu­o­rine e flu­o­ro­car­bon. Tut­ti e tre i prodot­ti in foto pre­sen­tano un’el­e­va­ta resisten­za all’abra­sione.

Terminale feeder

La parten­za di un pesce fa sem­pre str­uscia­re la lenza sul fon­do e sui fon­dali duri questo può deter­minare un gra­do vari­abile di abra­sione. Flu­o­ro­car­bon e flu­o­rine (o meglio flu­o­ro­coat­ed) han­no una spic­ca­ta resisten­za e questo in genere ne favorisce l’u­ti­liz­zo. In realtà esistono anche nylon par­ti­co­lar­mente resisten­ti e prog­et­tati per con­trastare questo fenom­e­no. Si trat­ta di nylon costru­iti con una tec­nolo­gia mul­ti­stra­to che pre­sen­tano pro­pri­età sim­ili ai flu­o­ro­car­bon e flu­o­rine quan­to a resisten­za all’abra­sione e bas­so allunga­men­to. La bas­sa elas­tic­ità li rende par­ti­co­lar­mente respon­sivi men­tre in genere (ma dipende dal­la tipolo­gia) mostra­no una tenu­ta al nodo supe­ri­ore rispet­to a flu­o­ro­car­bon e flu­o­rine.
Quan­do il ter­mi­nale lavo­ra sdra­ia­to sul fon­do le dif­feren­ze tra queste tre tipolo­gie di filo non sono abissali e molto si gio­ca sulle pref­eren­ze per­son­ali oltre che sul­l’es­pe­rien­za con i vari prodot­ti. Vor­rei tut­tavia provare a dare delle indi­cazioni molto gen­er­ali:

  • Ter­mi­nale cor­to, sdra­ia­to sul fon­do: Nylon affon­dante con alta resisten­za all’abra­sione, pos­si­bil­mente di col­ore prossi­mo a quel del fon­dale (camo mul­ti­col­ore, verde opa­co, mar­rone opa­co). Risul­ta asso­lu­ta­mente invis­i­bile ma ha di soli­to una mag­gior tenu­ta al nodo.
  • Ter­mi­nale medio, sdra­ia­to sul fon­do: Nylon con alta resisten­za all’abra­sione (come sopra) o flu­o­rine.
  • Ter­mi­nale lun­go, in cala­ta e/o flut­tuante in prossim­ità del fon­do: Flu­o­rine o Flu­o­ro­car­bon. Qui in genere si par­la di pesca con esche leg­gere pre­sen­tate con ter­mi­nali lunghi che inizial­mente lavo­ra­no in cala­ta e che una vol­ta sul fon­do si fan­no facil­mente soll­e­vare e sten­dere, tal­vol­ta flut­tuan­do (a sec­on­da del­la cor­rente), pur sem­pre lavo­ran­do a sfiorare/toccare il fon­dale. I flu­o­ro-fili sono meno vis­i­bili durante la cala­ta, sono abbas­tan­za rigi­di da tenere l’esca un po’ più dis­tante (dal­la trai­et­to­ria di disce­sa del feed­er), non sof­frono di ridot­ta elas­tic­ità (pro­prio per­ché il ter­mi­nale è lun­go) e una vol­ta sul fon­do resistono bene all’abra­sione.

Non è il caso di con­sigliare marche speci­fiche e ricor­do che le foto qui sul blog sono più che altro di esem­pio. In com­mer­cio vi sono molti prodot­ti a dis­po­sizione e in genere quel­li dei brand più noti sono tut­ti affid­abili. A voi la scelta ma ricor­date sem­pre che state pes­can­do a fon­do, con diametri non cap­il­lari e che i ter­mi­nali son sogget­ti ad usura e van­no sos­ti­tu­iti di fre­quente: un prodot­to dalle buone carat­ter­is­tiche e dal gius­to prez­zo è la scelta migliore.

Il diametro del terminale da feeder

Pri­ma di tut­to l’e­qui­lib­rio. Se la dimen­sione del­l’amo si rap­por­ta con l’esca (mai con il pesce), il diametro del ter­mi­nale si rap­por­ta con l’amo. È una sor­ta di effet­to domi­no dove ad una scelta ne con­segue diret­ta­mente un’al­tra. Se dunque abbi­amo un’esca volu­mi­nosa (es. una boilie) user­e­mo un amo di mag­giori dimen­sioni e dunque un ter­mi­nale di mag­gior diametro, per con­tro se abbi­amo un’esca pic­co­la (es. un bigat­ti­no) user­e­mo un amo molto pic­co­lo e dunque un ter­mi­nale di diametro molto ridot­to. D’al­tronde sarebbe una scioc­chez­za fare diver­sa­mente.
Fa eccezione la pesca a method/pellet feed­er dove per l’e­sigua lunghez­za del ter­mi­nale (8–10 cm in media) anche un’esca pic­co­la deve ess­er pre­sen­ta­ta su ami e ter­mi­nali più gen­erosi; il moti­vo sta nel­la bassis­si­ma elas­tic­ità del ter­mi­nale ultra-cor­to che altri­men­ti finirebbe per romper­si durante il com­bat­ti­men­to con il pesce.

Pesca a feed­er con il bigat­ti­no sin­go­lo o a cop­pia. Par­ti­co­lare del­l’amo lega­to con un filo del­lo 0.145 mm. Amo bar­b­less a palet­ta con nodo a filo inter­no.

Terminale feeder

Lo sce­nario clas­si­co in cui nel feed­er si uti­liz­zano diametri ridot­ti è la pesca a pesci sospet­tosi con il bigat­ti­no pre­sen­ta­to sin­go­lo o a cop­pia. Come det­to sopra si trat­ta di un approc­cio in cui si cer­ca di inter­cettare i pesci durante varie fasi, sia in cala­ta che sul fon­do. Il diametro che uti­liz­zo di più è lo 0.145 che può salire fino allo 0.16 ma non scende mai sot­to lo 0.14. Le ragioni sono piut­tosto ovvie. Sopra lo 0.16 risul­ta dif­fi­cile legare ami pic­coli che per lo più han­no una palet­ta di ridotte dimen­sioni e l’u­so di un filo di diametro trop­po grande finisce per ren­dere debole il nodo (aumen­ta la prob­a­bil­ità che l’amo si sfili). Sot­to lo 0.14 il filo è trop­po sot­tile per lavo­rare a con­tat­to con il fon­do ed aumen­ta la prob­a­bil­ità che si abbiano rot­ture dovute all’abra­sione. Al di là dei casi eccezion­ali (es. pesca su fon­dali mor­bi­di e asso­lu­ta­mente puli­ti) non è mai nec­es­sario ridurre il diametro a val­ori da pesca al colpo e con­viene con­cen­trar­si sul­la sua lunghez­za se si intende vari­are qual­cosa.

Pesca a feed­er con esche da hair rig. Par­ti­co­lare del­l’amo lega­to con un filo del­lo 0.21 mm. Amo ad occhiel­lo con nodo non nodo (knot­less knot) a filo inter­no.

Terminale feeder

L’al­tro sce­nario è quan­do si uti­liz­zano esche più volu­mi­nose, il più delle volte su hair rig (ma non nec­es­sari­a­mente), e cresce la misura del­l’amo. L’esca volu­mi­nosa è soli­ta­mente pesante e por­ta velo­ce­mente il ter­mi­nale a sdra­iar­si sul fon­do. Vale anche per le esche pop-up poiché in ogni caso le fac­ciamo soll­e­vare di qualche cen­timetro nel­la parte finale men­tre il ter­mi­nale viene appe­san­ti­to (piom­bo, tung­steno) pro­prio per sdra­iar­lo. Ci tro­vi­amo quin­di ad oper­are con un’esca di un cer­to vol­ume, un amo più o meno gen­eroso e il finale pog­gia­to sul fon­dale: uti­liz­zare un diametro sot­tile non avrebbe alcun sen­so. Sia chiaro che il feed­er non è il carp­fish­ing e che dunque il più delle volte i diametri del ter­mi­nale non sono poi così esagerati. Con le esche più volu­mi­nose, sia in mare che in acqua dolce, il range 0.18–0.22 è quel­lo ide­ale a sec­on­da del­l’am­bi­ente e del tipo di pesce che si intende insidiare.

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La lunghezza del terminale da feeder

Qui entri­amo forse nel­la parte più com­p­lessa del­l’ar­go­men­to poiché le con­sid­er­azioni da fare sono diverse. Provi­amo inizian­do con alcu­ni capisal­di:

  1. il ter­mi­nale cor­to trasmette pri­ma le man­giate;
  2. il ter­mi­nale cor­to è meno elas­ti­co;
  3. il ter­mi­nale cor­to è ide­ale per le mon­tature aut­o­fer­ran­ti (bolt);
  4. il ter­mi­nale cor­to tende a deter­minare alla­ma­ture più super­fi­ciali;
  5. il ter­mi­nale cor­to non va bene in cor­rente lin­eare ma è ido­neo in acqua fer­ma e in caso di tur­bolen­za;
  6. il ter­mi­nale lun­go è più lento nel trasmet­tere le man­giate;
  7. il ter­mi­nale lun­go è più elas­ti­co;
  8. il ter­mi­nale lun­go è ide­ale per pesci sospet­tosi e mon­tature non aut­o­fer­ran­ti;
  9. il ter­mi­nale lun­go tende a deter­minare alla­ma­ture pro­fonde;
  10. il ter­mi­nale lun­go è ide­ale in caso di cor­ren­ti lin­eari, va bene in acqua fer­ma ma non in caso di tur­bolen­za.

Ovvi­a­mente nel mez­zo ci sono i ter­mi­nali di media lunghez­za e comunque le mis­ure sono sem­pre rel­a­tive e van­no con­tes­tu­al­iz­zate. Rimane però che aven­do ben pre­sente come lavo­ra­no gli estre­mi ci si può ori­entare meglio in caso di prob­le­mi (non si vedono per tem­po le man­giate, i pesci si alla­mano trop­po pro­fon­da­mente, rite­ni­amo di essere fuori pas­tu­ra e via dicen­do). Nel provare a chiarire quale sia la lunghez­za otti­male (o quan­tomeno la lunghez­za indica­ti­va ide­ale) con­viene trattare l’ar­go­men­to andan­do sec­on­do pri­or­ità di fat­tori e al pri­mo pos­to abbi­amo quel­li ambi­en­tali.

La lunghezza del terminale in acqua ferma o molto lenta

Tipi­ca­mente si trat­ta delle gran­di masse d’ac­qua come mari e laghi ma può trat­tar­si anche di cor­si d’ac­qua come fiu­mi e canali quan­do le con­dizioni (por­ta­ta, par­ti­co­lare zona) siano tali che la cor­rente si riduce al min­i­mo fino a ren­dere il flus­so appar­ente­mente assente o estrema­mente lento. In questi ambi­en­ti (o casi) il feed­er rilas­cia la pas­tu­ra in un area abbas­tan­za cir­co­scrit­ta e la stes­sa non viene dis­per­sa in una o più direzioni da una o più cor­ren­ti ril­e­van­ti. Ciò sig­nifi­ca che i pesci ver­ran­no atti­rati in prossim­ità del pas­tu­ra­tore e nel­la stes­sa area dovre­mo col­lo­care l’esca.
In queste cir­costanze pos­si­amo uti­liz­zare diverse lunghezze del ter­mi­nale a sec­on­da del risul­ta­to che vogliamo ottenere:

  1. Ter­mi­nale cor­to: pesca in stret­ta prossim­ità del feed­er con mon­tature dal­l’­ef­fet­to aut­o­fer­rante (bolt effect). Par­liamo di ter­mi­nale cor­to quan­do la sua lunghez­za è infe­ri­ore ai 50 cm.
  2. Ter­mi­nale lun­go: pesca in cala­ta e pesca in prossim­ità del feed­er con mon­tature debol­mente aut­o­fer­ran­ti o scor­revoli. Par­liamo di ter­mi­nale lun­go quan­do la sua lunghez­za è supe­ri­ore ai 50 cm. Soli­ta­mente nel range 50–100 cm ci si riferisce più a ter­mi­nali di media lunghez­za men­tre il range 100–150 cm è invece tipi­ca­mente dei ter­mi­nali lunghi.

Noterete che in entram­bi i casi, che il ter­mi­nale sia più cor­to o più lun­go, quan­do l’esca giunge sul fon­do si col­lo­ca comunque in prossim­ità del feed­er. Questo com­por­ta­men­to in acqua fer­ma è sta­to dimostra­to da numerose riprese under­wa­ter e il moti­vo risiede nel fat­to che il feed­er, durante la sua disce­sa, trasci­na il ter­mi­nale più o meno in ver­ti­cale con l’esca che infine si deposi­ta sul fon­do vici­no al pas­tu­ra­tore.

Schema sem­pli­fi­ca­to del­la dis­po­sizione del ter­mi­nale sul fon­do al ter­mine del­la disce­sa. L’esca su ter­mi­nale lun­go cadrà in un pun­to comunque prossi­mo al feed­er indipen­den­te­mente dal­la lunghez­za del finale.

Terminale feeder

Immag­inare che, in acqua fer­ma, un ter­mi­nale lun­go por­ti l’esca a posizionar­si qua­si a tut­ta lunghez­za dal feed­er è sbaglia­to. Quin­di a meno che non inter­ve­ni­amo man­ual­mente così da sten­dere il finale (recu­peran­do e spo­stan­do il feed­er) l’u­ni­ca dif­feren­za reale tra ter­mi­nale cor­to e lun­go sta nel­la capac­ità da parte del pesce di avver­tire rispet­ti­va­mente pri­ma o dopo la resisten­za del­la zavor­ra. Quin­di come dob­bi­amo com­portar­ci? Dipende da ciò che vogliamo ottenere:

  • Vogliamo che il pesce si alla­mi da solo e vedere imme­di­ata­mente la man­gia­ta: uti­lizzi­amo una zavor­ra di peso impor­tante appli­ca­ta ad una mon­tatu­ra fis­sa (bolt) asso­ci­a­ta ad un ter­mi­nale cor­to. In questi casi ten­do a preferire l’eli­cot­tero cor­to (clas­si­co).
  • Vogliamo che il pesce non avver­ta alcu­na resisten­za: uti­lizzi­amo un ter­mi­nale lun­go. Come mon­tatu­ra dovrem­mo scegliere quel­la più sen­si­bile poiché il ter­mi­nale lun­go è lento nel trasmet­tere le man­giate. In questi casi ten­do a preferire il run­ning rig con feed­er link.

Con un ter­mi­nale lun­go, sem­pre par­lan­do di acqua fer­ma, può accadere che i pesci si allamino trop­po pro­fon­da­mente. Ed è logi­co in quan­to han­no tut­to il tem­po di ingoiare l’esca. Ce ne accor­giamo per­ché dob­bi­amo usare lo slam­a­tore in pro­fon­dità se non (nel caso di un rilas­cio) tagliare il filo. Se questo accade dob­bi­amo accor­cia­re finché non tro­vi­amo il gius­to equi­lib­rio.
Benché il ter­mi­nale lun­go si usi con i pesci dif­fi­den­ti può anche accadere, data la lentez­za nel trasmet­tere le man­giate, che abbiano tut­to il tem­po di risputare l’esca. In questo caso ce ne accor­giamo per­ché recu­pe­ri­amo l’esca rov­ina­ta (in genere si pesca con il bigat­ti­no che risul­ta mor­to, allun­ga­to). Anche qui dob­bi­amo accor­cia­re fino alla lunghez­za otti­male che ci con­sente di avver­tire le toc­che sul quiver (e con­seguente­mente di fer­rare in tem­po).

Un’opzione è sten­dere il ter­mi­nale lun­go per aumentare la sen­si­bil­ità.

Terminale feeder

Va tut­tavia det­to che un ter­mi­nale lun­go può essere comunque ste­so recu­peran­do il feed­er. Se il fon­dale ce lo per­me­tte e non rischi­amo di incagliare, ques­ta oper­azione mette in ten­sione il ter­mi­nale e aumen­ta la sen­si­bil­ità del sis­tema. Si con­figu­ra una situ­azione sim­i­le a quel­la che si ver­i­fi­ca in cor­rente dove non siamo noi a sten­dere il ter­mi­nale ma è il flus­so che lo mette in ten­sione.

La lunghezza del terminale in acqua corrente

Quan­do c’è una cor­rente ril­e­vante e cioè di inten­sità tale da trasportare velo­ce­mente a valle la pas­tu­ra che fuori­esce dal feed­er è d’ob­bli­go uti­liz­zare ter­mi­nali lunghi poiché i pesci ten­dono a man­gia­re gli ele­men­ti trasportati dal flus­so e quin­di a col­lo­car­si ad una cer­ta dis­tan­za dal pas­tu­ra­tore. Un ter­mi­nale trop­po cor­to risul­terebbe quin­di fuori pas­tu­ra. E non vi sono par­ti­co­lari prob­le­mi di sen­si­bil­ità poiché il flus­so sten­den­do il ter­mi­nale lo rende più respon­si­vo.

Come si stende un ter­mi­nale lun­go in disce­sa ver­so il fon­do per via del­la cor­rente.

Terminale feeder

Per val­utare la gius­ta lunghez­za in cor­rente pos­si­amo far rifer­i­men­to a come si avvertono le man­giate e a come si alla­ma il pesce. In gen­erale se il ter­mi­nale è trop­po cor­to o non si vedono man­giate (siamo fuori scia) oppure si vedono delle toc­che leg­gere ma il pesce si alla­ma con dif­fi­coltà (e molto in super­fi­cie). Per con­tro se vedi­amo toc­che serie ed il pesce però si alla­ma pro­fon­do sig­nifi­ca che il ter­mi­nale è trop­po lun­go. A sec­on­da del­la cor­rente il ter­mi­nale può andare dai 50 cm fino ai 150 cm. Solo in casi par­ti­co­lari si uti­liz­zano ter­mi­nali di lunghez­za supe­ri­ore. Va poi con­sid­er­a­to che a liv­el­lo del fon­do la cor­rente è sem­pre minore rispet­to a quel­la super­fi­ciale (par­liamo chiara­mente di fon­dali almeno di media pro­fon­dità) quin­di non fac­ciamo­ci ingannare trop­po dal­l’oc­chio poiché potrem­mo soprav­va­l­utare il flus­so reale: è più indica­ti­vo il peso nec­es­sario per stare fer­mi con il feed­er sul fon­dale. Ma anche in questo caso dipende dal tipo di approc­cio con­sid­er­a­to che uti­liz­zan­do la pan­cia (meto­do bow) il peso nec­es­sario per star fer­mi è sen­si­bil­mente minore rispet­to alla lenza “diret­ta”. Avere a dis­po­sizione vari ter­mi­nali di diver­sa lunghez­za (es. 50, 75, 100, 125 e 150 cm) con­sente di indi­vid­uare abbas­tan­za facil­mente la misura più adat­ta.

La lunghezza del terminale in acqua turbolenta

Quel­la del­l’ac­qua tur­bo­len­ta la con­sidero una situ­azione lim­ite poiché non c’è modo di intuire cosa acca­da alla pas­tu­ra che fuori­esce dal pas­tu­ra­tore e fran­ca­mente il feed­er andrebbe prat­i­ca­to o in acqua fer­ma o in cor­rente ma non in pre­sen­za di un moto tur­bo­len­to molto pro­nun­ci­a­to. Tal­vol­ta pes­can­do in mare può cap­itare però di trovare con­dizioni par­ti­co­lari specie se c’è risac­ca e sul fon­do vi sono cor­ren­ti vari­abili che por­tano ver­so e lon­tano da riva for­man­do appun­to tur­bolen­ze impor­tan­ti. Una situ­azione che si gestisce molto meglio pes­can­do a bolog­nese ma che per dovere di cronaca va qui almeno men­zion­a­ta. Se l’ap­proc­cio è a feed­er la mon­tatu­ra migliore rimane a mio avvi­so l’eli­cot­tero (heli­copter rig) nel­la sua ver­sione clas­si­ca e dota­ta di anti­tan­gle tipo sleeve (a man­i­cot­to). Nel­la tur­bolen­za si pesca con ter­mi­nali dal diametro gen­eroso e piut­tosto cor­ti il che riduce sen­si­bil­mente la for­mazione di gar­bugli. In ogni caso il pas­tu­ra­tore è di tipo block-end, sia che si usi­no i bigat­ti­ni che il clas­si­co sfar­i­na­to, e di peso suf­fi­ciente a rimanere sta­bili sul fon­do. In genere si parte con un ter­mi­nale da 50 cm del­lo 0.21–0.22 ed un innesco volu­mi­noso (pel­let da 8–11 mm  o bigat­ti­ni a ciuf­fo) e poi si val­u­ta a sec­on­da del­la rispos­ta se allun­gare o meno. Si trat­ta di una pesca preva­len­te­mente ori­en­ta­ta a saraghi e grosse occhi­ate quin­di non con­viene andare trop­po per il sot­tile sia per le con­dizioni ambi­en­tali che per la tipolo­gia di pesce.

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