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Pesca sportiva in mare e in acqua dolce. Tecniche, attrezzature, esperienze.

Spigole a bolognese in trattenuta bloccata

Tem­po di let­tura: 13 minu­ti

La spigo­la è un pesce forte­mente euri­ali­no, capace cioè di sop­portare vari­azioni di salin­ità molto ampie. È inoltre euriter­mo tolleran­do un altret­tan­to ampio range di tem­per­atu­ra ambi­en­tale. Queste carat­ter­is­tiche ren­dono con­to del­la sua vas­ta dis­tribuzione geografi­ca oltre che del­la pos­si­bil­ità di incon­trar­lo in spot anche molto diver­si tra loro come il mare aper­to ed il trat­to di foce, che risale per diver­si chilometri a monte. Pro­prio lun­go il trat­to di foce si cre­ano le con­dizioni per una tec­ni­ca di pesca a bolog­nese abbas­tan­za par­ti­co­lare, la trat­tenu­ta bloc­ca­ta.

Principi generali della pesca a trattenuta bloccata

Lo scopo del­la pesca a trat­tenu­ta bloc­ca­ta è quel­la di pre­sentare l’esca fer­ma in cor­rente e da ques­ta “ani­ma­ta”, cioè mossa e resa nat­u­rale dal­la spin­ta eserci­ta­ta dal flus­so d’ac­qua. Fer­ma o bloc­ca­ta si riferisce al fat­to che al gal­leg­giante è imped­i­to di effet­tuare la pas­sa­ta e ciò si tra­duce dunque in una trat­tenu­ta estrema, fis­sa e costante. In ques­ta con­dizione la lenza si dispone in diag­o­nale (come vedremo cir­ca a 45 gra­di) e l’esca, tipi­ca­mente il bigat­ti­no, viene a trovar­si in scia con il resto delle larve che ven­gono lan­ci­ate sfuse, più a monte e leg­ger­mente più fuori (poiché il flus­so le spinge ver­so valle e ver­so riva).
Ques­ta tec­ni­ca ha molto in comune con il “Lay­ing-on”, un meto­do inglese che si tro­va a metà tra il leg­ering e la pesca con il wag­gler e che viene prat­i­ca­to in fiu­mi con cor­rente da lenta a media alla ricer­ca di pesci che si nutrono in prossim­ità del fon­do quan­do questi preferiscono una pre­sen­tazione più sta­bile rispet­to al clas­si­co “trot­ting” (equiv­a­lente del­la nos­tra pas­sa­ta).
Nel trat­to di foce ques­ta par­ti­co­lare for­ma di pesca con il gal­leg­giante viene prat­i­ca­ta, in Italia, con canne fisse e più fre­quente­mente con bolog­ne­si molto lunghe alla ricer­ca delle spigole e prende il nome di pesca in trat­tenu­ta (stop­pa­ta, bloc­ca­ta, costante, ecc.). Le attrez­za­ture come le mon­tature pos­sono subire vari­azioni a sec­on­da del luo­go e delle carat­ter­is­tiche del­lo spot ma il prin­ci­pio gen­erale rimane immu­ta­to.

Nel­la pesca a bolog­nese in trat­tenu­ta bloc­ca­ta la can­na viene tenu­ta appog­gia­ta su un sup­por­to in maniera sim­i­le alla pesca a leg­ering.

Bolognese Trattenuta

Attrezzatura

L’at­trez­zatu­ra dipende dalle carat­ter­is­tiche del­lo spot e in par­ti­co­lare dal­la pro­fon­dità, dal­la dis­tan­za a cui si intende pescare e dal­la cor­rente, cosa che por­ta inevitabil­mente a dif­feren­ze anche notevoli. Per inten­der­ci la pesca che fac­ciamo in Arno è con­cettual­mente la stes­sa che viene fat­ta a Fiu­mi­ci­no ma non è lo stes­so cor­so d’ac­qua, il che influen­za sia le attrez­za­ture che ven­gono messe in cam­po che varie con­sid­er­azioni cir­ca le con­dizioni ide­ali. E va aggiun­to che neanche lun­go tut­to il trat­to di foce del­lo stes­so fiume l’ap­proc­cio è iden­ti­co ma varia da zona a zona.
Per evitare di essere trop­po speci­fi­ci con­viene dunque ragionare in ter­mi­ni gen­er­ali, cosa che con­sente di focal­iz­zare l’at­ten­zione sul­la tec­ni­ca in sé per poi adat­tar­la ai vari sce­nari.

  1. La can­na. Nel­la mag­gior parte dei casi si uti­liz­za una bolog­nese che deve ess­er più lun­ga del­la pro­fon­dità ver­ti­cale del pun­to in cui si intende pescare e più lun­ga del­la lin­ea di pesca (dis­tan­za dal­la riva) su cui si intende oper­are la trat­tenu­ta. Per inten­der­ci se la pro­fon­dità ver­ti­cale mis­ura­ta a son­da è di cinque metri va bene una bolog­nese di sei metri ma se vogliamo pescare a sette metri di dis­tan­za da riva serve una otto metri.
  2. Il mulinel­lo. La scelta dipende dalle pref­eren­ze. Io opto per un 3000 leg­gero a frizione ante­ri­ore anche per il fat­to che in Arno può cap­itare di alla­mare grosse carpe e chan­nel ed avere a dis­po­sizione un mulinel­lo più capi­ente e per­for­mante è sem­pre buona cosa.
  3. Il filo in bobi­na. L’azione di pesca avviene in pun­ta di can­na e il lan­cio è soli­ta­mente un clas­si­co under-arm, tipo can­na fis­sa dunque non vi è par­ti­co­lare neces­sità di scen­dere di diametro con il filo in bobi­na anche se si uti­liz­zano gal­leg­gianti di gram­matu­ra ridot­ta. Uno 0.16 mm è di soli­to il com­pro­mes­so migliore, specie se si uti­liz­zano i palli­ni ingle­si per rego­lare la taratu­ra e se si prevede di redis­tribuire il peso in lenza, cosa che com­por­ta sem­pre un cer­to stress per il filo (schi­ac­cia, allen­ta, spos­ta, rimuovi e aggiun­gi).
  4. I gal­leg­gianti. sono fun­zione del­la cor­rente. In alcu­ni spot tal­vol­ta si usano addirit­tura le vele tut­tavia quan­do la cor­rente spinge molto io soli­ta­mente preferisco cam­biare tec­ni­ca dunque mi lim­iterò ai gal­leg­gianti clas­si­ci che in ogni caso devono essere mon­tati sos­ti­tu­ibili.
  5. Piom­bi. La pesca in trat­tenu­ta bloc­ca­ta prevede un cer­to gra­do di sovrataratu­ra ed il peso in lenza può vari­are a sec­on­da del­la spin­ta del­la cor­rente. Ciò com­por­ta la neces­sità di mod­i­fi­car­lo uti­liz­zan­do delle tor­pille inter­cam­bi­a­bili o, e lo preferisco, usan­do i palli­ni ingle­si (BB, AAA, SSG, …) che sono molto mor­bi­di e si pos­sono aggiun­gere, rimuo­vere o spostare molto facil­mente.

L’amo pri­vo di ardiglione (bar­b­less) è par­ti­co­lar­mente sporti­vo e diviene una scelta obbli­ga­ta se si prevede di rilas­cia­re le prede di taglia minore.

Spigola amo senza ardiglione
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La corrente

Qui viene il dif­fi­cile (per modo di dire). La cor­rente nel trat­to di foce varia in fun­zione del­la fase di marea, del­la pro­fon­dità del cor­so d’ac­qua e del­la dis­tan­za da riva.

  • La marea. Durante la fase di sali­ta il cuneo sali­no spinge ver­so monte men­tre l’ac­qua dolce super­fi­ciale spinge ver­so valle. Si ha una dunque una doppia cor­rente che crea non pochi prob­le­mi sia per quan­to con­cerne la pas­tu­razione (i bigat­ti­ni ad un cer­to pun­to del­la disce­sa tor­nano indi­etro) che la dis­po­sizione del­la lenza. Durante la fase di marea calante il cuneo sali­no si riti­ra e la cor­rente tende ad avere una direzione uni­forme ver­so valle. Per ques­ta tec­ni­ca è la con­dizione migliore poiché le larve scen­dono ver­so il fon­do in diag­o­nale e così si dispone la lenza.
  • La pro­fon­dità. Mag­giore è la pro­fon­dità e più si avverte la dif­feren­za di veloc­ità del­l’ac­qua (più veloce in super­fi­cie e più lenta sul fon­do) inoltre incide pro­fon­da­mente sul tem­po nec­es­sario affinché le larve rag­giungano il fon­do (che dipende anche dal­la cor­rente).
  •  La dis­tan­za da riva. Più ci si allon­tana da riva più la cor­rente aumen­ta.

Ci sono poi almeno altri due aspet­ti da con­sid­er­are. La cor­rente non varia solo tra le varie fasi di marea (vari­azione inter­fase) ma anche durante una stes­sa fase (vari­azione intrafase). In altre parole la cor­rente durante una cer­ta fase, ad esem­pio di marea calante, può in cer­ti momen­ti spin­gere di più ed in altri di meno e questo com­por­ta­men­to può richiedere fre­quen­ti aggius­ta­men­ti sia del­la lenza che del­la pas­tu­razione. Il sec­on­do aspet­to è che la cor­rente non spinge solo in una direzione (es. ver­so valle) ma anche ver­so riva. Quan­to ver­so riva è anch’es­so vari­abile ma in gen­erale quan­do si pas­tu­ra si preferisce andare un po’ oltre la lin­ea di trat­tenu­ta.
Rius­cire a capire con esat­tez­za come scen­dono le larve in pas­tu­ra è prati­ca­mente impos­si­bile e al di là di queste con­sid­er­azioni gen­er­ali l’e­qui­li­bro tra pas­tu­razione (pun­to di ingres­so delle larve in acqua) e posizione del­la lenza nasce da una serie di prove segui­ta da una val­u­tazione delle man­giate.

Gestire la cor­rente sig­nifi­ca pot­er mod­i­fi­care la lenza in ogni sua parte, dal gal­leg­giante, alla taratu­ra alla dis­tribuzione dei palli­ni.

Bolognese, galleggianti e pallini

Montature

Croce e delizia di ogni arti­co­lo, le mon­tature van­no sem­pre prese a tito­lo pura­mente indica­ti­vo. La rego­la gen­erale è che più la cor­rente è lenta più le spal­li­nate si allargano e si fan­no leg­gere men­tre più la cor­rente spinge più le spal­li­nate si accor­ciano e si fan­no pesan­ti. Poi in trat­tenu­ta bloc­ca­ta si pesca sem­pre in sovrataratu­ra. Ciò sig­nifi­ca che in lenza avre­mo un peso mag­giore del­la por­ta­ta del gal­leg­giante e che, ovvi­a­mente, se las­ci­amo il gal­leg­giante libero di scor­rere in pas­sa­ta affon­da. Altra indi­cazione fon­da­men­tale è che la sovrataratu­ra non deve super­are quat­tro volte la por­ta­ta del gal­leg­giante il che, tradot­to, sig­nifi­ca che un gal­leg­giante da 1 gram­mo por­ta fino a 4 gram­mi. Se è nec­es­sario un peso mag­giore occorre cam­biare gal­leg­giante (es. mon­tarne uno da 2 gram­mi e così via).

La soluzione migliore: i gal­leg­gianti a cor­po mobile. In foto i Rizov RF43.

Galleggianti a corpo mobile Rizov

Nelle lenze da trat­tenu­ta i gal­leg­gianti devono dunque essere mon­tati inter­cam­bi­a­bili. La mag­gior parte dei pesca­tori fis­sa il gal­leg­giante clas­si­co con quat­tro tubici­ni in sil­i­cone (tre sul­la deri­va ed uno sul­l’an­ten­na) e in questo modo per cam­biare il gal­leg­giante bas­ta sfi­lar­lo dal­la lenza madre. Ho fat­to così anche io per molti anni finché non ho prova­to i gal­leg­gianti a cor­po mobile. Si trat­ta di gal­leg­gianti che pre­sen­tano lo stes­so asse (deriva+antenna) men­tre il cor­po si può sfi­lare. Non serve cioè cam­biare il gal­leg­giante ma bas­ta sos­ti­tuire il solo cor­po.

Rizov RF43. Il cor­po non solo si può sos­ti­tuire ma si può anche inver­tire, con­fer­en­do nuove pro­pri­età al gal­leg­giante.

Galleggianti a corpo mobile Rizov

Volen­do il cor­po si può anche inver­tire di fat­to cam­bian­do rad­i­cal­mente for­ma e quin­di il com­por­ta­men­to in cor­rente. Si può ad esem­pio pas­sare dal­la goc­cia (otti­ma nel­la trat­tenu­ta con cor­rente lenta) alla goc­cia roves­ci­a­ta (con spalle più larghe per cor­ren­ti più sostenute). Per dove pesco io un set di gal­leg­gianti da 1, 2 e 3 gram­mi copre tutte le neces­sità. Se la cor­rente fos­se così forte da non per­me­t­tere una buona trat­tenu­ta con il gal­leg­giante da 3 gram­mi sovratara­to è seg­no che la tec­ni­ca è al lim­ite a con­viene pas­sare al feed­er. Chiara­mente ques­ta è una con­sid­er­azione per­son­ale e lega­ta allo spot speci­fi­co che fre­quen­to.
Pas­san­do alla lenza in sé vi sono molte pos­si­bil­ità e pren­der­le tutte in con­sid­er­azione sarebbe trop­po lun­go. Mi lim­i­to dunque a due sole spal­li­nate, una per cor­rente più lenta (aper­ta) ed una per cor­ren­ti mag­giori (chiusa). In entrambe è pre­sente a monte il bulk di sovrataratu­ra, real­iz­za­to con palli­ni ingle­si tipo BB, AAA o SSG (rispet­ti­va­mente 0.4, 0.8 e 1.6 gr) oppure una tor­pil­la inter­cam­bi­a­bile. La tor­pil­la si usa per lo più quan­do è nec­es­sario un peso impor­tante e sono casi par­ti­co­lari tut­tavia con­viene preved­erne il pos­si­bile uso ed intro­durre così in lenza due pic­coli tubici­ni in sil­i­cone a monte del­la spal­li­na­ta: non dis­tur­bano la dinam­i­ca del­la lenza e ci per­me­t­tono di pot­er appli­care velo­ce­mente una tor­pil­la se serve.
La pri­ma lenza che andi­amo ad anal­iz­zare è abbas­tan­za ampia e leg­gera.

Esem­pio di lenza per cor­rente da 1gr + 1gr (cir­ca) di sovrataratu­ra (max 1+3 gr). Notare i due tubici­ni in sil­i­cone a monte del bulk per even­tuale appli­cazione di una tor­pil­la.

Montatura bolognese trattenuta bloccata

Ques­ta lenza uti­liz­za un gal­leg­giante da un gram­mo e può essere sovratara­ta fino a mas­si­mo 4 gram­mi. Fac­ciamo atten­zione al fat­to, tut­tavia, che la pos­si­bil­ità di far lavo­rare una lenza del genere con una cor­rente da 4 gram­mi dipende anche dal­la pro­fon­dità del­lo spot. Su fon­dali rel­a­ti­va­mente bassi quan­do si arri­va a quat­tro gram­mi con­viene anche redis­tribuire i palli­ni e accor­cia­re (com­pattare) la spal­li­na­ta.
Con cor­ren­ti più impor­tan­ti la sovrataratu­ra cresce e al bulk si può preferire una tor­pil­la. Il bas­so lenza rimane intorno al gram­mo per garan­tire sem­pre una cer­ta mor­bidez­za ma si preferiscono meno palli­ni, più vici­ni e leg­ger­mente più gran­di.

Esem­pio di lenza per cor­rente da 1gr + diver­si gram­mi di sovrataratu­ra. 

Montatura bolognese trattenuta bloccata

La regola dei 45 gradi

Come fac­ciamo a capire se il peso in lenza è gius­to e se la lenza si dispone cor­ret­ta­mente in diag­o­nale? Si appli­ca la rego­la dei 45 gra­di. La lenza dovrebbe cioè lavo­rare cir­ca a 45° con il ter­mi­nale flut­tuante più o meno par­al­le­lo al fon­do e molto prossi­mo a questo. Osservi­amo lo schema seguente:

Trattenuta bloccata regola 45 gradi

Mis­uran­do con una son­da la pro­fon­dità ver­ti­cale a liv­el­lo del pri­mo palli­no (subito sopra il ter­mi­nale) abbi­amo l’al­tez­za del­la colon­na d’ac­qua effet­ti­va (indi­ca­ta in figu­ra con la let­tera X). Se la lenza si dispone a 45 gra­di (ammet­ti­amo che lo fac­cia per­fet­ta­mente) la dis­tan­za tra gal­leg­giante e pri­mo palli­no sul fon­do è supe­ri­ore poiché rap­p­re­sen­ta la diag­o­nale di un ipoteti­co quadra­to. Con­sideran­do che la misura del­la diag­o­nale di un quadra­to è pari al suo lato molti­pli­ca­to per la radice di due (1,41 cir­ca) pos­si­amo dire che approssi­ma­ti­va­mente per avere il pri­mo palli­no sul fon­do la dis­tan­za tra questo palli­no e gal­leg­giante deve essere una vol­ta e mez­zo la pro­fon­dità mis­ura­ta a son­da (1,5X).
Se non fos­se chiaro pas­si­amo ad i numeri: se la pro­fon­dità mis­ura­ta a son­da è di 3 metri la dis­tan­za tra gal­leg­giante e pri­mo palli­no deve essere 4.5 metri.
In ques­ta situ­azione avrem­mo (si ragiona sem­pre per approssi­mazione) il pri­mo palli­no che toc­ca il fon­do ed il ter­mi­nale sdra­ia­to. Da ques­ta misura sem­pre tenen­do la lenza a 45° si trat­ta di ridurre la pro­fon­dità (se nec­es­sario) finché non si reg­is­tra il mag­gior numero di man­giate. Avre­mo per­tan­to indi­vid­u­a­to la lunghez­za gius­ta.

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Come riconoscere la corretta sovratura

Il peso totale cor­ret­to del­la lenza è quel­lo per il quale la lenza trat­tenu­ta dal­la sola can­na (gal­leg­giante tenu­to soll­e­va­to dal­la super­fi­cie del­l’ac­qua quan­to bas­ta per osser­vare l’an­go­lo che for­ma il filo) si incli­na cir­ca a 45 gra­di. Ed è logi­co poiché il gal­leg­giante, per quan­to con­tribuis­ca a trat­tenere la lenza, ha per lo più la fun­zione di seg­nala­tore ed è la lenza in sé che deve stare incli­na­ta.

La pasturazione

Se abbi­amo fat­to tut­to cor­ret­ta­mente la lenza lavo­ra come dovrebbe ed ora sorge il prob­le­ma di creare la scia di pas­tu­ra. In gen­erale lo scopo è quel­lo di lan­cia­re i bigat­ti­ni sfusi con la fion­da, a dose e fre­quen­za costante, in una zona che si tro­va a monte e su una lin­ea leg­ger­mente più dis­tante rispet­to al gal­leg­giante e questo al fine di creare una scia con­tin­ua che dal­la super­fi­cie scende ver­so il fon­do.

Le cor­ren­ti sul piano oriz­zon­tale (trasver­sale). I bigat­ti­ni sono spin­ti preva­len­te­mente ver­so valle ma subis­cono anche una spin­ta ver­so riva.

Pasturazione in trattenuta bloccata

Sul piano ver­ti­cale ques­ta disce­sa è chiara­mente diag­o­nale per l’ef­fet­to del­la cor­rente (da monte a valle). La cor­rente tut­tavia non è uni­forme (tranne che su fon­dali molto bassi) e spinge le larve a mag­gior veloc­ità negli strati super­fi­ciali e a minor veloc­ità negli strati più pro­fon­di, inoltre i bigat­ti­ni subis­cono anche altre forze che ten­dono a dis­perder­li (la clas­si­ca rosa­ta) ed avvic­i­narli ver­so riva (pri­ma o poi). È facil­mente intu­ibile come prevedere con pre­ci­sione il movi­men­to caoti­co del­la larve sia del tut­to impos­si­bile e l’u­ni­ca cosa che pos­si­amo fare è assi­cu­rar­ci che la nos­tra esca si tro­vi comunque in un pun­to di ques­ta disce­sa.

Schema sem­pli­fi­ca­to del­la pas­tu­razione in trat­tenu­ta bloc­ca­ta. Viene qui con­sid­er­a­to solo il piano frontale (ver­ti­cale).

Pasturazione in trattenuta bloccata

Nel­l’e­sem­pio sopra è schema­tiz­za­ta la prob­a­bile disce­sa delle larve sul piano frontale. Il bigat­ti­no è sot­to­pos­to alla forza di grav­ità che lo fa affon­dare ad un cer­ta veloc­ità e alla forza del­la cor­rente che lo spinge a valle con due veloc­ità (il val­ore mostra­to è pura­mente ipoteti­co), mag­giore in super­fi­cie e minore sul fon­do. Ciò deter­mi­na una disce­sa più o meno par­a­bol­i­ca (dipende dalle cor­ren­ti) ma in ogni caso più cor­ta, in lin­ea d’aria, di quel­la che potrem­mo immag­inare osser­van­do la sola cor­rente super­fi­ciale.
Uno dei pochi dati a dis­po­sizione è la veloc­ità di affon­da­men­to di un bigat­ti­no in acqua fer­ma. La veloc­ità dipende dal tipo di bigat­ti­no (vec­chio, fres­co o sgras­sato) e varia da 8 a 10 secondi/piede (30 cm). Sono mis­urazioni fat­te da numerosi pesca­tori e pub­bli­cate online su diver­si siti e forum (un arti­co­lo molto inter­es­sante è The Fall of the Mag­got su matchangler.com). Ne viene quin­di una veloc­ità media di 1 metro ogni 30 sec­on­di (range 25–35 cir­ca) e ciò sig­nifi­ca che in lin­ea teor­i­ca un bigat­ti­no, in assen­za di cor­rente, su un fon­dale di tre metri imp­ie­ga più o meno un min­u­to e mez­zo a toc­care il fon­do. La doman­da è dunque quan­to a valle si spinge se oltre alla forza di grav­ità è sot­to­pos­to per tut­to quel tem­po alla spin­ta del­la cor­rente che per­al­tro è vari­abile, sen­za con­tare una cer­ta quo­ta di “ruz­zo­la­men­to” sul fon­do (dove c’è sem­pre una cer­ta tur­bolen­za).
Di cer­to se peschi­amo in prossim­ità del fon­do dovre­mo lan­cia­re tan­to più a monte del pun­to di trat­tenu­ta quan­to più la cor­rente è forte e quan­to mag­giore è la pro­fon­dità.

Misura approssi­ma­ti­va del­la cor­rente super­fi­ciale (sul piano frontale).

Pasturazione in trattenuta bloccata

Un meto­do molto veloce (benché asso­lu­ta­mente poco pre­ciso) per sti­mare la cor­rente super­fi­ciale è osser­vare che dis­tan­za per­corre il gal­leg­giante non sovratara­to in 30 sec­on­di (dis­tan­za di pas­sa­ta). Si può ipo­tiz­zare, con larghissi­ma approssi­mazione, che se la cor­rente fos­se costante (dal­la super­fi­cie al fon­do) e il bigat­ti­no affon­dasse per­fet­ta­mente in diag­o­nale, dal pun­to di ingres­so in acqua al fon­do per­cor­rerebbe una dis­tan­za (dis­tan­za lim­ite) pari alla dis­tan­za di pas­sa­ta molti­pli­ca­ta per la pro­fon­dità mis­ura­ta a son­da. Chiari­amo con il soli­to esem­pio: se in trenta sec­on­di il gal­leg­giante per­corre 3 metri di pas­sa­ta e la pro­fon­dità è di 3 metri, la dis­tan­za lim­ite è intorno ai 9 metri.
Come det­to in prece­den­za con­sid­e­ri­amo però che il bigat­ti­no non affon­da in diag­o­nale ma seguen­do una parabo­la e che rispet­to al gal­leg­giante in trat­tenu­ta la lenza è più dis­tante (ricor­diamo­ci che è dis­pos­ta a 45 gra­di). Con­viene dunque stare più cor­ti e sot­trarre per ragioni geo­met­riche quan­tomeno una misura in metri pari alla pro­fon­dità. Ne viene che nelle con­dizioni del­l’e­sem­pio sopra dovrem­mo pas­tu­rare a cir­ca 6 metri dal gal­leg­giante (dis­tan­za mas­si­ma di pas­tu­razione). Si trat­ta di sem­pli­ci osser­vazioni che poi nel­la prat­i­ca reale han­no sem­pre (e sot­to­li­neo “sem­pre”) bisog­no di aggius­ta­men­ti per tut­ti i motivi che potete facil­mente immag­inare tut­tavia, anche a sem­plice colpo d’oc­chio, ci dan­no un’ idea di dove più o meno dovrem­mo fion­dare i bigat­ti­ni.

Pasturazione in trattenuta bloccata

Ulti­ma con­sid­er­azione da fare è che se pro­prio dob­bi­amo sbagliare pun­to di pas­tu­razione è meglio in difet­to che in ecces­so. La ragione è che se pas­turi­amo trop­po dis­tante dal gal­leg­giante rischi­amo di trovar­ci com­ple­ta­mente fuori pas­tu­ra (i bigat­ti­ni toc­cano il fon­do molto pri­ma del­la nos­tra lenza) men­tre se pas­turi­amo trop­po vici­no siamo solo parzial­mente fuori pas­tu­ra in quan­to i bigat­ti­ni toc­cher­an­no il fon­do più a valle del­la lenza ma ques­ta sarà comunque in scia.

Azione di pesca

Prati­ca­mente gli aspet­ti essen­ziali li abbi­amo già visti. Giun­ti sul­lo spot e prepara­ta la postazione la pri­ma cosa da fare è mis­urare la veloc­ità del flus­so super­fi­ciale con una pas­sa­ta di 30 sec­on­di sul­la lin­ea di pesca. Questo ci con­sente di ragionare suc­ces­si­va­mente sul pun­to di pas­tu­razione. Dopodiché si trat­ta di  son­dare la pro­fon­dità sul pri­mo palli­no uti­liz­zan­do una son­da di peso suf­fi­ciente a pren­dere la misura in ver­ti­cale (se è trop­po leg­gera il filo for­ma un ango­lo per via del­la cor­rente e la misura è sbagli­a­ta). Il gal­leg­giante andrebbe ora alza­to ulte­ri­or­mente di una lunghez­za pari alla metà del­la pro­fon­dità mis­ura­ta (pro­fon­dità mis­ura­ta * 1.5) così che una vol­ta che la lenza si tro­va a 45° il pri­mo palli­no toc­ca o sfio­ra il fon­do (teori­ca­mente) men­tre il ter­mi­nale vi si appog­gia.
Il gal­leg­giante viene ora sovratara­to appli­can­do il cor­ret­to peso aggiun­ti­vo in lenza.

Due spigole autun­nali. In Arno il peri­o­do migliore per la trat­tenu­ta va da metà otto­bre ai pri­mi di dicem­bre. Man mano che la tem­per­atu­ra nel trat­to di foce scende ed aumen­ta la quo­ta di acqua dolce i branzi­ni ten­dono a spostar­si ver­so il mare dove poi nei mesi più fred­di inizia la ripro­duzione. Nei mesi più cal­di invece l’al­to numero di pesci for­ag­gio come le alborelle rende la pesca con il bigat­ti­no piut­tosto impro­dut­ti­va.

Spigole in trattenuta

Il lan­cio è di tipo under-arm ed il gal­leg­giante, una vol­ta in acqua, viene trat­tenu­to a cir­ca 1–1.5 metri dal­la vet­ta con l’an­ten­na che for­ma un ango­lo di 45° ver­so monte. Di soli­to io innesco uno o mas­si­mo due bigat­ti­ni su un amo del n.18 che è lega­to ad un ter­mi­nale del­lo 0.12 in nylon. In Arno è costante una cer­ta tor­bid­ità e molto rara­mente è nec­es­sario spinger­si ver­so lo 0.10, inoltre non è infre­quente alla­mare carpe o chan­nel di gran­di dimen­sioni e lo 0.10 equiv­ale il più delle volte ad un vero e pro­prio sui­cidio tec­ni­co. In altri spot lo 0.10 può essere invece la misura ide­ale.
Come descrit­to la pas­tu­razione a fion­da avviene in un pun­to a monte e leg­ger­mente più fuori del­la lin­ea di pesca. È bene far prevalere la fre­quen­za alla quan­tità lan­cian­do pochi bigat­ti­ni ma in modo costante e con­tin­uo così da creare una scia che scende ver­so il fon­do sen­za inter­ruzioni. La dis­tan­za di pas­tu­razione può essere disc­re­ta quin­di gen­eral­mente si opta per fionde strong. Por­tatene sem­pre una di ris­er­va o almeno i ricam­bi (elas­ti­ci e fondel­lo). Non si sa mai e in ques­ta pesca trovar­si sen­za fion­da è un vero e pro­prio dis­as­tro.

6 commenti su “Spigole a bolognese in trattenuta bloccata”

  1. L’ar­ti­co­lo più com­ple­to ed esaus­ti­vo che esista sul­l’ar­go­men­to. Scri­vo da Fiu­mi­ci­no, dove ques­ta tec­ni­ca è un coman­da­men­to nel­la pesca in canale. Com­pli­men­ti davvero.

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    • Gra­zie Mar­co, mi fa molto piacere. Fiu­mi­ci­no è la patria di ques­ta tec­ni­ca e i tuoi com­pli­men­ti sono vera­mente il mas­si­mo cui potes­si ambire! A presto e per­dona il ritar­do nel­la rispos­ta. Sta­vo chi­u­den­do la riv­ista dig­i­tale e il blog è sta­to un po’ trascu­ra­to.

      Fran­co

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  2. Salve e gra­zie per questi inter­es­san­ti arti­coli. Una doman­da anzi, forse due : in un ambi­ente come la foce con cor­ren­ti così diverse tra sot­to dove corre acqua di mare e sopra dove corre acqua dolce viene appun­to da pen­sare che l’unica tec­ni­ca effi­cace sia quel­la con una lun­ga can­na bolog­nese operan­do una trat­tenu­ta, questo per far cor­rere l’esca davan­ti alla lenza , prin­ci­pio fon­da­men­tale del­la pesca in pas­sa­ta. Per­ché allo­ra si par­la dell’efficacia anche del­la pesca con l’inglese in foce ( in un altro arti­co­lo) quan­do non poten­do oper­are la trat­tenu­ta la lenza non potrà dis­porsi cor­ret­ta­mente negli strati di acqua sot­tostan­ti? Forse un pal­let­tone pesante potrebbe annullare l’effetto del pri­mo stra­to di acqua dolce che preme in modo diver­so da quel­lo sot­to di acqua sala­ta ?
    In una situ­azione così com­p­lessa di cor­ren­ti, la pesca a feed­er ( se il fon­dale lo permette)non potrebbe essere quel­la più indi­ca­ta, por­tan­do la pas­tu­ra subito nel­lo stra­to di acqua sala­ta e facen­do lavo­rare il finale in cor­rente ?
    Gra­zie anco­ra
    Andrea

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    • Ciao Andrea, gra­zie per il com­men­to cui cercherò di rispon­dere più breve­mente pos­si­bile ma le con­sid­er­azioni da fare sono tante.
      Le cor­ren­ti sono diverse tra sot­to e sopra ma le dif­feren­ze sono vari­abili a sec­on­da del­la fase di marea, del­la fase lunare, del­la por­ta­ta del fiume, del ven­to (sia sul­lo spot che in foce vera e pro­pria), del­la pres­sione e delle con­dizioni del mare (marea mete­o­ro­log­i­ca). Ci sono momen­ti in cui, per­sonal­mente, riesco a gestire la pas­sa­ta meglio con il wag­gler (la trat­tenu­ta è solo di controllo/invito) ed altri che richiedono i clas­si­ci gal­leg­gianti top and bot­tom (stick o bolo) per una trat­tenu­ta più pro­nun­ci­a­ta. Dipende poi, oltre che dalle con­dizioni, anche dal tipo di pesce che si intende insidiare e da dove questo si col­lo­ca lun­go la colon­na d’ac­qua.
      Fac­cio un esem­pio. È pri­mav­era, la por­ta­ta del fiume è bas­sa e l’ac­qua scorre molto lenta­mente. Le spigole man­giano più o meno a mez­z’ac­qua e ad una cer­ta dis­tan­za dal­la riva (dici­amo 15–20 metri). L’ap­proc­cio con la bolog­nese è dif­fi­coltoso, tal­vol­ta impro­poni­bile, per una serie di motivi men­tre con il wag­gler puoi rag­giun­gere la dis­tan­za volu­ta (di fion­da ovvi­a­mente e non oltre) e real­iz­zare un set­up, una dis­tribuzione del­la piom­bat­u­ra, che si adat­ti alla cor­rente in modo che l’esca non segua il gal­leg­giante. A quel pun­to effet­tui la pas­sa­ta pro­ducen­do di tan­to in tan­to qualche pic­co­lo invi­to. L’in­vi­to con il wag­gler deter­mi­na un affon­da­men­to del gal­leg­giante ed ha lo stes­so effet­to del­la trat­tenu­ta, facen­do spostare in avan­ti il ter­mi­nale con l’esca. Qui si trat­ta di “con­tare”: se dopo l’in­vi­to il wag­gler non riemerge subito con­viene fer­rare del­i­cata­mente.
      Quan­to alla pesca a feed­er, si trat­ta di una dis­ci­plina che non va bene per tut­ti i pesci. Sem­pre con­sideran­do la spigo­la è soli­ta­mente più indi­ca­ta la pesca al colpo rispet­to a quel­la a fon­do. Ciò non sig­nifi­ca che a feed­er non si pos­sano cat­turare branzi­ni ma solo che (almeno per quel­la che è la mia espe­rien­za) fin­tan­to che si può pescare con il gal­leg­giante è preferi­bile.
      mi promet­to però di pren­dere spun­to dal tuo com­men­to per chiarire alcune cose qui sul blog nei prossi­mi arti­coli.
      Gra­zie anco­ra!

      Fran­co

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  3. Aggan­cian­do una spigo­la di buona dimensione,con la bolog­nese da riva,e con diametri sot­tili 0/10 0/11/100 in che posizione bisogna tenere la can­na , per stan­care e non strap­pare la lenza? Gra­zie.

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    • Ciao Dani,
      non è una doman­da sem­plice. Dici­amo in lin­ea gen­erale che la posizione del­la can­na è quel­la che può garan­tire una sua cur­va mor­bi­da ed equi­li­bra­ta, così che l’e­las­tic­ità pos­sa essere ben dis­tribui­ta “dal brac­cio del pesca­tore alla vet­ta del­la can­na”, che sono un tut­t’uno. Ti con­siglio dunque di osser­vare la can­na e la sua cur­va. Tro­verai sicu­ra­mente l’an­go­lazione più cor­ret­ta.
      Det­to questo molto dipende anche dal­lo spot, dal­la neces­sità o meno di alzare il pesce in alcu­ni pun­ti, dal­l’azione del­la can­na (più di pun­ta o più par­a­bol­i­ca) e via dicen­do.
      E non dimen­tichi­amo­ci poi del­l’im­por­tan­za di tarare per­fet­ta­mente la frizione, altro impor­tan­tis­si­mo fat­tore. Quin­di, come dice­vo all’inizio, non c’è una rispos­ta sem­plice alla tua doman­da. Ma se pro­prio devi par­tire da un ango­lo, in media ti accorg­erai che i clas­si­ci 45° sono il nat­u­rale pun­to di parten­za 😉

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