Corrente è sinonimo di fiume e tratto di foce. Qui le regole sono diverse da quanto abbiamo visto per il mare e in generale per l’acqua ferma. Di solito si è portati a pensare che il waggler dia il meglio di se quando non ha a che fare con flussi unidirezionali o turbolenze ma in realtà è uno stile di pesca che in Inghilterra, dove nasce, è stato praticato (e lo è tutt’ora) anche in presenza di corrente e gode di una ricca letteratura a riguardo. Ovviamente ci sono dei limiti.
Il primo è che il waggler non si trattiene. Si controlla, si rallenta, si gestisce ma non permette trattenute ed il motivo è semplicemente che si tratta di un bottom only: essendo collegato per la sola base, durante la trattenuta affonda.
Il secondo, che è poi legato al primo, è il range di intensità di corrente che si può affrontare con il waggler. Parliamo dunque di correnti relativamente lente, oltre le quali gli stessi inglesi adottano metodi e galleggianti diversi come gli stick floats, i balsa, gli Avon e, in epoca abbastanza recente, i classici bolo (anche se abbinati alla match rod).
Quando utilizzare il waggler in corrente
Dato che ci sono diversi galleggianti con i quali pescare in corrente perché utilizzare il waggler? Per rispondere basta conoscere le caratteristiche ed i limiti di ciascuno. La debolezza degli stick floats è la lanciabilità e dunque si utilizzano nella pesca a corta distanza (diciamo un paio di canne o poco più). Simile considerazione si può fare per i balsa e gli Avon. Con i bolo il lancio è più agevole ma sono comunque dei top and bottom e quindi si pesca sempre con il filo in superficie. Ecco quindi che il waggler consente di:
- Pescare a distanza in corrente: nei grandi fiumi quando si voglia pescare su linee distanti la lanciabilità del sistema pescante è un fattore importante ed il waggler in questo non ha rivali.
- Pescare in condizioni di vento in corrente: il waggler è l’unico galleggiante che consente di affondare efficacemente la lenza madre e sottrarla all’azione del vento.
- Pescare con lenze leggerissime quando la corrente è molto lenta: capita che in alcune giornate o momenti la corrente rallenti e addirittura paia quasi fermarsi. In questi casi sono richiesti aggiustamenti della lenza e nessun metodo offre le opportunità che si hanno con il waggler quando si tratta di “rivoluzionare” rapidamente una montatura. Chi frequenta il tratto di foce ne sa qualcosa.
La pesca con il waggler in corrente, fatta eccezione per il succitato caso di acqua quasi ferma, è una pesca in passata (in inglese trotting). Vediamo come effettuarla correttamente.
Tipi di waggler
Corrente e distanza equivale a dire stabilità e visibilità. Dopo averne provati tanti tendo a preferire gli straight con bulbo appena accennato. Sono galleggianti che hanno una base abbastanza pesante (intorno ai 5 grammi) e larga il giusto da renderli facilmente lanciabili anche in presenza di vento e piuttosto stabili (per un waggler). Non sono troppo lunghi e portano in lenza una piombatura attiva nel range 1–2 grammi, più che sufficiente per una corrente media. L’antenna è dello stesso diametro del corpo (straight propriamente detti) il che garantisce massima visibilità.
Due bodied dal bulbo appena accennato. Una penna di pavone regolabile ed un waggler in plastica tipo Crystal (completamente trasparente). Ottimi per la passata (trotting).
Laddove sia possibile pescare con un leggero appoggio il waggler viene leggermente sottotarato in modo che sia visibile un parte addizionale di antenna (rispetto al normale). Questo si traduce in una maggior capacità di resistere al dragaggio sul fondo del terminale con il primo pallino. Un po’ come faremmo con un galleggiante da bolognese si può incrementare la portata introducendo l’antenna cava. In questo caso preferisco dunque montare un waggler simile ai precedenti ma con porta starlight da 4,5 mm sul quale montare appunto un’antenna cava di pari diametro.
Bodied dal bulbo appena accennato con porta starlight e due antenne cave da 4,5 mm di ricambio. Ottimo per la passata a dragare (con leggero appoggio).
Regolabili o meno sono tutti piombati (loaded) in modo parziale. La grammatura è in genere 5+1 o 6+2. Il collegamento alla lenza madre avviene con un sistema di stop a pallini di piombo (che io preferisco agli stopper in gomma). Questi galleggianti vengono montati fissi e quindi sono indicati per la pesca su profondità che non superano la lunghezza della canna meno un metro. Se la profondità è superiore è possibile passare allo scorrevole, anch’esso utilizzabile in corrente. I concetti di base riguardo allo scorrevole sono già stati espressi nell’articolo precedente. In montatura sarà dunque presente un bulk generoso e verrà utilizzato un bodied regolabile a dischi di maggior peso.
Montature
Va ricordato ancora una volta che il waggler non si può trattenere quindi non possiamo imprimere alla lenza quel movimento basculante che fa precedere l’esca al galleggiante durante la trattenuta e la fa ridiscendere in basso durante il rilascio. In realtà si potrebbe fare qualcosa di simile ma non è il caso di complicare il discorso, almeno non ora.
Limitiamoci dunque alla classica passata. A mio modo di vedere la lenza più interessante, almeno come partenza, è la serie di bulk disposta a bottoni di camicia.
Classica montatura da trotting per una canna di 15 piedi (4.5 m).
Innanzitutto ricordiamo il principio secondo il quale due pallini ne fanno uno grande ma uno grande non fa due pallini. La serie di bulk è dunque una lenza rapidamente rimodulabile e come vedremo trasformabile in tante varianti, molte di più rispetto a quelle che otterremmo redistribuendo pallini di peso maggiore. Il waggler poi vuole lenze semplici e che siano facilmente lanciabili a distanza. Scordiamoci così le lunghe spallinate da bolognese e cerchiamo di rimanere compatti: una distribuzione in 60–80 cm con gruppi di bulk a circa 15–20 cm l’uno dall’altro è una buona base. Il terminale è corto e di lunghezza pari all’intervallo. Sopra il terminale applichiamo un unico pallino.
Nel tratto di foce la spigola è tra le prede più comuni della pesca a passata con il bigattino.
Quando il fondale lo permette la passata con il waggler può essere effettuata a dragare, cioè con un appoggio sul fondo. Questo metodo inizia a divenire leggermente più complesso poiché intervengono diversi fattori da prendere in considerazione per evitare che il galleggiante affondi (determinando di fatto dei falsi positivi).
Quando la lenza draga sul fondo oppone resistenza al movimento del galleggiante verso valle e deve rallentarlo ma non ancorarlo. Dunque il primo pallino, quello singolo sopra la giunzione con il terminale, deve essere più piccolo degli altri (es. un numero 10 o un numero 8). Infatti tanto il pallino è più grande e pesante tanto più esercita un effetto àncora. In secondo luogo il galleggiante deve avere una portata leggermente superiore e per questo motivo va sottotarato ed eventualmente dotato di antenna cava (più portante). Si tratta di trovare l’equilibrio giusto che permetta alla lenza di scorrere con il terminale appoggiato sul fondo e al contempo di avere sempre una porzione di antenna ben visibile.
Esempio di montatura per la pesca a dragare con il waggler.
Non tutti i corsi d’acqua consentono un approccio simile in quanto , come è ovvio, la lenza ha un’altissima tendenza ad incagliarsi e in ogni caso la lettura delle mangiate richiede una certa esperienza poiché il galleggiante trasmette le irregolarità del fondo con movimenti su e giù. Questa lenza ha tuttavia il pregio di lavorare bene in condizioni di doppia corrente, quando cioè nel tratto di foce la corrente superficiale spinge a valle ma quella di fondo spinge verso monte (marea montante). In questo caso si può anche non appoggiare il primo pallino ma solo il terminale, come anche pescare a sfiorare il fondo (dead-depth) in quanto la resistenza è offerta dalla corrente che spinge in senso contrario.
La “difficile” combinazione tra vento e corrente
In corrente c’è sempre da tenere conto del rapporto tra pasturazione e lancio. Se noi infatti pasturiamo in un punto con elementi sfusi (tipicamenti i bigattini), nel tempo che lanciamo la lenza nello stesso punto le larve hanno già percorso un certo tratto verso valle poiché sono spinte dalla corrente. Ci troviamo così a “rincorrerle”, a stargli dietro.
Fermo restando che nessuno potrà mai dirvi dove si trovano effettivamente le larve in un certo momento, una regola generale è quella di pasturare in un punto e poi lanciare oltre (su una linea più distante) e più a valle, infine recuperare portando il galleggiante sulla medesima linea per la passata. In poche parole: pasturare a mezzogiorno e lanciare alle una. Così si ricorda meglio. Che poi alcuni preferiscono “pasturare alle undici” o “lanciare alle due” ma dipende molto dal tipo di corrente e non si può standardizzare se non dicendo che si lancia tanto più a valle del punto di pasturazione quanto maggiore è la corrente.
A. linea perpendicolare alla sponda (mezzogiorno). B. linea diagonale nel verso della corrente (una). Si pastura dunque nel punto A e poi si lancia oltre e più a valle in modo che il galleggiante percorra la linea di passata B‑C.
Se c’è vento si affonda sempre il filo sotto la superficie dell’acqua tranne il caso in cui il vento sia laterale ed abbia verso contrario alla corrente. Detta così è molto semplificata ma è il giusto punto di partenza. Il motivo è che un vento contrario al verso della corrente rallenta di poco il galleggiante perché contrasta la formazione della pancia di filo. Un vento laterale che ha lo stesso verso della corrente ha invece un effetto opposto e affondando il filo dobbiamo solo preoccuparci di gestire la corrente. Inoltre lanciando sempre a valle (quello si fa comunque) riduciamo la tendenza del filo a formare la pancia ed abbiamo un collegamento più “diretto” con il galleggiante. Dunque la pancia è sempre da evitare? In realtà no.
Come recita una famosa locuzione latina «in medio stat virtus». Una linea diretta (pancia quasi assente) tra canna e galleggiante ha il pregio di rendere la reazione del pescatore alla mangiata molto rapida. Al contrario una pancia di filo troppo ampia lascia così tanto filo in bando che ferrare (reagire) alla mangiata diviene quasi impossibile. Tuttavia mantenere la linea diretta richiede aggiustamenti continui del filo ed ogni pressione del flusso su di esso si trasmette al galleggiante, invece come accade nel feeder (metodo bow) una certa pancia fa venir meno l’influenza del flusso sul filo e di fatto ne rallenta la spinta verso valle sul galleggiante. Dunque «la virtù sta nel mezzo».
Lungi da me voler consigliare metodi troppo personali ma ognuno ha le sue preferenze. Con il waggler in corrente io amo pescare con la pancia di filo e alimentarla (in inglese ci si riferisce a questo metodo con il termine feed the bow). Si tratta di consentire al filo di formare una certa curva e cedere metri a questa curva (la pancia) piuttosto che direttamente al galleggiante che in questo modo procede alla stessa velocità della corrente. Con questo sistema avremo dunque del filo in bando e quando si deve reagire alla mangiata la ferrata deve avvenire lateralmente nel verso della corrente (movimento che sottrae filo al flusso con la minima resistenza possibile).
Il cavedano è un pesce che ha un comportamento per certi versi simile alla spigola e rappresenta una cattura tutt’altro che occasionale nel tratto di foce. Con il waggler la lenza per la pesca in corrente è la stessa.
Tratto di foce e maree
Merita un paragrafo a parte tutta la serie di considerazioni (che amplieremo poi in rivista) sulla variabilità della corrente nel tratto di foce. Fin dove si spinge il cuneo salino il corso d’acqua risente inevitabilmente dei movimenti di marea. La spinta del mare si esercita in prevalenza sul fondo (corrente contraria) ed ha un’intensità che è funzione principalmente (ma non esclusivamente) della distanza dalla foce, della fase di marea e dalla fase lunare. In poche parole tanto si è più prossimi alla foce, tanto ci si trova nella fase di massima pendenza di marea montante e tanto più l’escursione di marea è ampia (novilunio e plenilunio), tanto maggiore sarà la spinta del flusso profondo verso monte. Quando invece siamo più distanti e ci troviamo in fase di marea calante il flusso è pressoché unidirezionale verso valle. Dunque semplificando ci sono momenti in cui si ha un doppia corrente (superficiale verso valle e di fondo verso monte) e momenti in cui tutta l’acqua scorre (seppur a velocità diverse) in direzione della foce.
Variazioni giornaliere del livello idrometrico. Porto di Livorno. Fonte: Rete Mareografica Nazionale. https://www.mareografico.it
Il livello idrometrico in mare mostra il classico andamento oscillatorio tra minimi (bassa marea) e massimi (alta marea). Occorre però notare come il passaggio tra minimi e massimi non sia continuo ma proceda a sua volta attraverso sub-oscillazioni (zig-zag). Faccio notare questa cosa perché se in mare non è possibile farci caso, nel tratto di foce questi movimenti sono facilmente visibili ed incidono in maniera notevole sul comportamento della lenza. Anche in una stessa fase (es. marea montante) ci dunque sono momenti in cui le correnti hanno un certa intensità e altri in cui ne hanno una diversa e ciò può capitare anche ogni 10 minuti. Le lenze dovrebbero potersi adattare rapidamente poiché una presentazione ottimale potrebbe non esserlo più poco dopo. Ciò non significa che occorre cambiare lenza ogni dieci minuti, intendiamoci, ma non è raro che qualche rimodulazione della distribuzione del peso possa garantire maggior continuità di catture durante l’intera sessione.
Il waggler, con le sue lenze semplici e ridotte ai minimi termini, a mio avviso risponde meglio a questa necessità: sostituire un galleggiante e spostare qualche pallino richiede meno di un minuto. Si possono poi esplorare linee di pesca a diverse distanze da riva senza problemi, dalla pesca quasi marginale a quella verso il centro fiume (zone in cui le correnti sono diverse). Questo e quanto detto prima fanno dell’inglese un metodo di pesca che anche in corrente ha più di un perché, motivi che rendono l’approccio con il waggler preferibile a quello con la bolognese, benché non in tutti i casi.