La pesca a bolognese dalla spiaggia assume sfumature variabili a seconda del tipo di spot scelto. Si tratta di un argomento molto vasto che non è possibile generalizzare né trattare in un unico articolo. Tante sono le tipologie di spiaggia (granulometria, digrado, presenza di scogliere adiacenti, foci di fiumi o canali) e tanti sono gli approcci, anche abbastanza diversi tra loro; nonché le prede insidiabili dato che le caratteristiche e i diversi habitat si riflettono poi sulla presenza o meno di determinate specie di pesci.
Pur consapevole del rischio di risultare pedante occorre specificare quanto sopra poiché una spiaggia profonda con gradino di risacca pronunciato (come quella che andremo a trattare) è totalmente diversa da una spiaggia bassa di una zona umida (che cito perché abbiamo già visto in altri articoli) e da molti altri tipi di spiagge. Chiarito questo procediamo.
La spiaggia qui presa in considerazione. Granulometria grossa e ciottoli, incastonata tra due scogliere e con gradino di risacca pronunciato.
Lo spot e la postazione
La spiaggia è abbastanza profonda e a fondale misto con prevalenza di ciottoli ma presto, ad una distanza di circa una trentina di metri, il fondale inizia a lasciare il posto ad una sabbia più fine. Sia ad est che ad ovest si trovano due scogliere ma con fondali molto differenti. Mentre ad ovest (dove mi posiziono) prevalgono sabbia e ciottoli, ad est prevale la posidonia, con praterie molto più estese che sull’altro versante. I gradino di risacca è abbastanza pronunciato e già a poca distanza da riva si trovano 2–3 metri di fondo. Le prede più rappresentate sono i saraghi maggiori ma al crepuscolo, nelle giornate di calma, non è raro notare bollate e cacciate di spigole in superficie. I pesci di scoglio (saraghi fasciati, sciarrani e labridi) testimoniano la natura mista del fondale.
Anche in spiaggia il paniere garantisce comodità. Con me porto comunque un picchetto reggicanna telescopico da bolognese, molto utile in svariate circostanze.
Il paniere consente una seduta comoda e dunque lo consiglio vivamente. Benché dotato di feeder arm, talvolta trovo molto utile posizionare la canna sul classico picchetto reggicanna telescopico, specie se c’è un po’ di mare lungo o nel caso volessi spostarmi momentaneamente.
Sul picchetto reggicanna la bolognese può essere posizionata quasi parallela al terreno ma comunque sollevata da questo quanto basta perché la lenza superi la battigia. Ciò consente di avere le mani libere in qualsiasi momento risulti necessario.
Benché in spiaggia io peschi frequentemente anche all’inglese, specie in condizioni di mare calmo, vento alle spalle e lunga distanza di lancio, in tutte le altre condizioni la bolognese risulta la canna ideale poiché essendo più lunga della match rod facilita la gestione della lenza quando c’è un po’ di onda e necessariamente occorre pescare un po’ più arretrati. Come vedremo la pesca in questa spiaggia, quando il mare è in scaduta o comunque risulta mosso, avviene a ridosso del gradino di risacca pertanto non sono richiesti sforzi particolari per raggiungere con il galleggiante la zona prescelta. Se c’è vento è utile tuttavia non utilizzare bolognesi troppo delicate, né eccessivamente lunghe. Una sei metri strong è tutto quel che serve e non bisogna preoccuparsi troppo del peso, poiché ci sono sempre i supporti a venirci in aiuto.
Attrezzatura
Dunque una bolognese strong abbinata ad un mulinello leggero e potente. Di canne di questo genere ce ne sono diverse (es. le Atomic della Trabucco, le Potenza Pro di Colmic e diverse altre). Ovvio che in caso di vento frontale lo stress in fase di lancio per una bolognese non è proprio trascurabile quindi conviene affidarsi a prodotti di buona fattura, che sanno ben comportarsi anche in caso di recupero del pesce consentendo di forzare quando necessario.
Colmic Potenza Pro, una delle bolognesi potenti per eccellenza.
Anche di ottimi mulinelli ce ne sono una nutrita gamma. Io sono solito cambiarli spesso ed in queste sessioni in presenza di vento quello che ho trovato più adatto è il 308 di Mitchell (Codice: 1428055), acquistabile ad un costo molto accessibile (non più di 50 euro) e dalle prestazioni veramente molto buone. Non è un segreto che io sia un estimatore dei Mitchell, mulinelli che a mio modesto avviso hanno un rapporto qualità/prezzo eccezionale (leggi recensione sul Mitchell 308).
Il Mitchell 308 montato sulla Potenza Pro.
In bobina un buon nylon dello 0.16 è il compromesso migliore sia in termini di lanciabilità che resistenza. L’approccio vede qui l’uso del galleggiante piombato di cui abbiamo già visto la realizzazione (ma se volete ne esistono anche di già pronti). Il consiglio è di avere sempre a portata di mano un set di antenne cave in caso fosse richiesta una maggior visibilità.
Galleggiante da bolognese piombato (con spirale in filo di piombo sostituibile).
Al set di antenne mai deve mancare quella nera, che come al solito si ottiene applicando una comune guaina termorestingente (meglio che colorare l’antenna in quanto in caso la potete togliere). Sulle antenne insisto fino alla noia dato che la loro funzione è di essere ben visibili e dobbiamo sforzarci al massimo perché lo siano sempre, in ogni condizione.
Montatura
Per comodità vi ripropongo lo schema ma in questo contesto, avendo come target prevalentemente i saraghi e pescando in appoggio o comunque sul fondo, vien da sé che la lenza più idonea è quella bulk and droppers: si lancia meglio in caso di vento, fa lavorare meglio il finale in over-depth ed è la più responsiva. Altre lenze (spallinate più aperte) sono da pesca in calata ed in condizioni di maggior calma; per mio modo di vedere non portano vantaggi in queste circostanze.
Poi ricordo che qualora fosse potete sempre aprire il bulk ed estendere la distribuzione su una lunghezza maggiore, ma in partenza quello in schema è il setup da proporre. Considerate inoltre che la profondità poco oltre il gradino di risacca è relativamente moderata, che c’è turbolenza, ed una lenza più raccolta presenta solo vantaggi.
La pesca nel gradino di risacca, come si è visto non va troppo per il sottile e non sono richiesti diametri capillari, che peraltro sarebbero sbilanciati con l’attrezzatura messa in campo. Quindi se in lenza madre abbiamo un buon 0.16 il terminale sarà dello 0.14–0.145, in fluorocarbon e con alto carico di rottura (anche se pur sempre inferiore a quello della lenza madre). Un amo del n.16 o del n. 18 (a seconda del modello) è l’ideale, specie se robuso e comunque di ampiezza sufficiente ad ospitare due bigattini. La lunghezza del finale non deve essere esagerata e considerato che dovrebbe lavorare sul fondo, una sessantina di centimetri sono un buon compromesso.
Relativamente alla piombatura il galleggiante è dotato di spirale sostituibile. Quindi potete realizzare spirali che differiscano di 0.5 grammi ciascuna e di conseguenza aggiustare il bulk. Di solito io tendo a pescare con pochissimo peso all’inizio, addirittura mezzo grammo in piombatura attiva, e poi valuto a seconda della turbolenza se aggiungere un altro mezzo grammo. In genere però tendo a non superare il grammo in lenza.
Inutile sottolineare come la taratura del galleggiante sia il fattore dinamico, come risulti a volte sottotarare (a seconda di quanto il mare è mosso) e che l’equilibrio finale è frutto del classico “trial and error” che alla fine ci indica il setup migliore per quelle determinate condizioni.
Azione di pesca
Dimentichiamo le condizioni in cui nel gradino di risacca si pesca a fondo, per non dire a surfcasting. Stiamo parlando di spiagge ad alta energia ma da affrontare con la bolognese. Deve esserci un po’ di risacca, altrimenti non avrebbe senso questo tipo di approccio, ma moderata; sufficiente cioè a stare in pesca con un galleggiante e soprattutto tale da poter pasturare con relativa precisione. Nella pesca a fondo infatti si va a cercare una pasturazione naturale, conseguenza dell’effetto delle onde e delle correnti sul fondale. Qui invece siamo noi a pasturare, andando a mimare quello che accadrebbe con un mare di forza maggiore. In altre parole l’intento è quello di rendere il gradino più produttivo e di richiamare pesci che normalmente frequenterebbero quella zona ma con un mare un po’ più agitato.
Il gradino di risacca è quella zona ai limiti della battigia in cui il fondale, nelle spiagge ad alto digrado, scende rapidamente.
Nel gradino di risacca, molto in prossimità della battigia, spesso le spigole stanno in agguato alla ricerca di piccoli pesci come gli schiumaroli e comunque il fondale, fino ad una trentina di metri, è fertile per i grugolatori come i saraghi maggiori, popolazione residente in queste spiagge.
Il sarago maggiore è la preda più comune in assoluto.
L’esca e la pastura da utilizzare sono rappresentate, neanche a dirlo, dal bigattino. Più o meno si seguono le solite regole generali facendo però attenzione che la corrente primaria non spinga le larve sulla battigia e che il bigattino affondando, incontri la corrente di ritorno (secondaria o di risacca) che lo “sparge” oltre il gradino, portandolo leggermente verso il largo. La pasturazione è frequente e costante, motivo per il quale il reggicanna ci consente di avere le mani libere per fiondare continuamente piccoli gruppi di larve.
10–15 larve (un pizzico) vengono fiondate continuamente a frequenza relativamente elevata.
Si parte, o almeno io così faccio, con una lenza bulk and droppers; provo a spiegarne i motivi. In primo luogo nel gradino di risacca c’è profondità ma non esagerata pertanto la calata sarebbe comunque breve. In secondo luogo la corrente di risacca è una corrente di fondo e se devo intercettare i pesci che cercano le larve a quel livello tanto vale che vi presenti l’esca sin da subito. Terzo, ma non meno importante, in quella zona anche pesci di mezz’acqua (come eventuali spigole ed occhiate) stanno bassi. Vedremo più avanti, in un prossimo articolo, come la pesca in calata lenta a mezz’acqua su queste spiagge si effettua in condizioni di calma e ad una certa distanza mentre nel caso specifico della pesca nel gradino le condizioni sono tali da preferire una lenza con un peso raccolto.
La cattura di occhiate ed aguglie (tipica specie di superficie) con la lenza bulk and droppers evidenzia come questa sia in grado comunque di intercettare a ridosso del gradino specie diverse.
Sempre in partenza, benché raccolta, la lenza è comunque leggera ed un terminale di 60 cm risulta sufficientemente lungo per accentuare un po’ la calata dell’esca e muoversi liberamente sul fondale una volta raggiunto lo stato stazionario (over-depth). Inutile ripetere che le misure che diamo sono indicative e dovete sempre aggiustare il tiro: più peso, meno peso, più raccolto, più distribuito, finale più lungo o più corto. Sarebbe bello poter dire «impostate la lenza così che va bene per tutti!» ma sappiamo che non funziona in questo modo.
Anche la zona di lancio e pasturazione va individuata con cura caso per caso. A volte i pesci si trovano subito sotto il gradino, altre volte a qualche decina di metri. Dipende dal tipo di spiaggia, dalla forza del mare e da tutti quei fattori che rendono unico lo spot e difficilmente sovrapponibile ad altri o anche allo stesso ma in condizioni diverse.
Buongiorno, volendo fare questo tipo di pesca a bolognese, venendo all’isola d’Elba,quale spiaggia mi consigliate?
sarò presente nel mese di dicembre
Spero di ricevere una risposta
Ciao Marco,
la spiaggia citata nell’articolo è quella in loc. Reale, a Porto Azzurro. Essendo esposta a sud le condizioni ideali per questo approccio sono quelle con vento di scirocco e mare appena formato o in scaduta, tali cioè che si formi un po’ di turbolenza nel gradino ma la spiaggia sia comunque affrontabile a bolognese. In realtà lo spot, per le sue caratteristiche, è interessante anche a mare calmo, apportando ovviamente le dovute modifiche alla lenza, con una distribuzione di pallini più aperta e terminali più lunghi e sottili.
Grazie sia per la risposta che per le spiegazioni.
Di nuovo complimenti per l’articolo con precise spiegazioni sull’approccio
Di questa meravigliosa tecnica.
Figurati, è sempre un piacere. A presto!
Franco